sabato 3 maggio 2008

Aridatece i borboni... (bis)

Non sono molti quelli che hanno difeso la decisione di Visco di rendere pubblici i redditi 2005 dei contribuenti. Ma quei pochi hanno il dono di rendere chiarissime le pulsioni autoritarie che stanno dietro, volente o non volente Visco, questo modo di fare.
Il fatto è - scrive uno degli entusiasti - che "se il grande motociclista... denuncia un reddito miserabile, sarà il cittadino comune a scoprirlo e a denunciarlo, molto prima che la Agenzia delle entrate faccia le sue lente e insicure indagini". O ancora: "i vicini di casa hanno il sacrosanto diritto di scoprirli e denunciarli", i presunti evasori naturalmente.
Dietro questi discorsi, c'è una inconfessata nostalgia dei "capi condominio" dell'Era fascista e/o del clima esistente nella Germania dell'est dove la Stasi obbligava i cittadini a fare i delatori contro i vicini e i conoscenti ritenuti infedeli. Poco importa se allora, durante il fascismo in Italia e lo stalinismo nella Ddr, si trattava di infedeltà politica e oggi qui di infedeltà fiscale: l'uso della delazione come strumento di controllo è lo stesso.
Ma non basta la delazione, già di per sé mezzo infame per regolare conti personali, per esercitare l'invidia, per conquistare meriti. Qui si va al di là: si mette in campo il mezzo del rastrellamento, anch'esso strumento di cattura del colpevole che speravamo relegato negli angoli più bui della storia. In democrazia, ad un crimine corrispondono indagini su persone o gruppi indiziati fino a che non sia scoperto il colpevole. In regimi totalitari (o in società i cui governanti cedono alla seduzione dell'autoritarismo) il sospetto nei confronti dei cittadini-sudditi è componente essenziale. Di qui la tecnica del rastrellamento nella repressione: passando un rastrello, fitto o largo dipende dalla benevolenza del potere, è chiaro che qualcosa rimane impigliato.
Combinate l'invito alla delazione e la pratica del rastrellamento è state pur sicuri che qualsiasi governo ridurrà di molto qualsiasi tipo di delinquenza. Ma nel 2008, in una Repubblica che si proclama democratica, in una Europa che fa della difesa dei diritti dei cittadini la proclamata sua missione, la "cultura politica" di Visco e dei suoi zelatori è tollerabile?

Nessun commento: