venerdì 11 luglio 2008

Pittau: "I vinti non lasciano archivi"

di Massimo Pittau

Insisto sulla mia conclusione ultima ed essenziale, anche per ribadirla: a mio fermo giudizio, non è mai esistita una “scrittura propriamente ed esclusivamente nuragica”, come del resto non è esistita una “scrittura propriamente ed esclusivamente fenicia o greca od etrusca o romana”. Per trascrivere i loro messaggi in lingua nuragica i Sardi hanno adoperato di volta in volta, col passare dei secoli, l’alfabeto fenicio, quello greco e quello latino.
A questo punto prevedo una logica domanda e obiezione da parte dei miei lettori: come mai dell’uso della scrittura da parte dei Sardi Nuragici esistono così pochi resti e così poco significativi? A questa logica e sensata domanda e obiezione si debbono dare due differenti risposte:
I) Se gli archeologi non hanno trovato nei monumenti e nei reperti nuragici iscrizioni in alfabeto fenicio o greco o latino, ciò è dipeso o dal fatto che non le hanno cercate con la dovuta cura (e tutti sappiamo che nei vari campi del sapere si trova soprattutto ciò che si cerca), oppure dal fatto che, avendole trovate, le hanno trascurate perché le hanno giudicate "iscrizioni pasticciate" (nota 1).
II) L’amico e compianto poeta e scrittore Francesco Masala ha sintetizzato e pubblicizzato in maniera icastica e magistrale quest’aspetto della storia dei nostri antenati Nuragici: «I vinti non lasciano archivi!». E ciò avviene – commento io - o perché i vincitori quasi sempre distruggono tanta parte dei documenti scritti dei popoli vinti oppure non hanno alcun interesse né cura a conservarli. E noi Sardi siamo stati vinti, ampiamente vinti dai Romani, i quali o hanno distrutto i documenti scritti dei nostri antenati oppure non si sono curati affatto di conservarli e tramandarli fino a noi.
D’altronde una storia perfettamente analoga è successa pure a danno di un altro popolo, parente stretto di quello nuragico, gli Etruschi: anche dei documenti scritti della civiltà etrusca sono arrivati fino a noi solamente scarsi e poco significativi frustoli. E ciò è avvenuto perché, vinti ampiamente gli Etruschi dai Romani, questi o hanno distrutto i documenti scritti dei vinti oppure non si sono curati di conservarli e tramandarli fino a noi. E doveva trattarsi anche di documenti di elevato livello letterario, come lascia intendere una acuta osservazione fatta dal collega ed amico Riccardo Ambrosini: nel periodo della migliore fioritura della letteratura in lingua latina (ultima Repubblica e primo Impero) non c’è un solo nome di scrittore in lingua latina che fosse nato in Toscana. E se ne deduce che dunque in quel periodo non soltanto il popolo etrusco, ma anche la sua intellighentzi continuava a scrivere e a leggere in lingua etrusca.

(nota 1) Cfr. M. Pittau, I Nuragici e la scrittura, nel quotidiano di Cagliari «L’Unione Sarda» del 4 agosto 1982, pag. 3, in polemica con l’archeologo che ha messo in giro la favola della “civiltà illetterata dei Nuragici”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Quindi i "Nuragici" sono stati sconfitti dai Romani?
all'arrivo dei Romani si costruivano ancora nuraghi quindi?