venerdì 2 gennaio 2009

Curiosi sardi: commerciavano e tenevano tutto a mente

di Michele Tzoroddu

L’eccessivo qualunquismo che, pur abilmente, infarcisce l’intervento del sig. * * *, rendendolo perfetta campionatura di quanto esterni una certa parte del sapere umanistico sardo, essendone disturbata la sensibilità del ricercatore, ci invita ad una partecipazione dialettica nel salotto del ns. egregio Ospite. Preferiamo soprassedere, in questa sede, circa l’anonimia dell’intervento che lascia libero l’adito a troppe considerazioni. Essendoci difficile nella circostanza, avere un interlocutore al quale indirizzare le ns. osservazioni, siamo costretti a tracciarne un profilo che solo può basarsi su quanto vada raccontando in chiaro il sig. * * *. Tra i tanti punti controversi ne prendiamo alcuni per noi significativi:
- la civiltà nuragica è grande di per sé
- i Nuragici non scrivevano!!! Parlavano, ma non scrivevano!
- basta con l’urlo della superiorità sarda
Ci pare che il sig. Nessuno (e forse molti suoi simili negazionisti), abbia la errata percezione che tutto ciò che di grandioso sia accaduto nella vicenda terrena dei Sardi, sia solo ascrivibile al periodo nuragico. Sembra pertanto essere personalità, dedita allo studio approfondito, ma esclusivo, di tale disciplina, che mai abbia sentito l’esigenza scientifica o l’umano stimolo di andare a valutare quali accadimenti possano aver coinvolto il suo antenato in tempi diversi da quello nuragico.

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