mercoledì 7 ottobre 2009

Gli etruschi di Rampinu, nella costa di Orosei

di Gigi Sanna

Io ritengo che la maniera migliore, per dare un maggior contributo alla ‘questione’ (autenticità o non) degli oggetti di Allai, rinvenuti dal signor Armando Saba (cartografo della Regione Sardegna ed ex collaboratore con la Sovrintendenza di Cagliari) nel Lago Omodeo quando questo era asciutto negli anni tremendi della siccità (noto che il ‘particolare’ qualcuno, purtroppo, tende a sottovalutarlo o a trascurarlo nell’esame, oltre il resto meramente fotografico, dei documenti), sia quella di procedere, così come per la scrittura nuragica, alla ricerca costante e, direi, doverosamente ostinata di altri ‘documenti scritti’ o di scritte etrusche in Sardegna. Perché, a mio parere, non è possibile, anzi assurdo, che non se ne trovino.
Poche (anzi pochissime: Pittau di recente ha ripubblicato oltre alla nota e (criticamente tormentata) scritta di GIORRE UTU URRIBU, la bella ma non troppo nota - e ancora non tradotta - iscrizione di S. Antioco), sono, come si sa, quelle di cui disponiamo; per questo archeologi, epigrafisti e linguisti usano, normalmente, storcere il naso quando sentono parlare di rinvenimenti in Sardegna di oggetti etruschi “scritti”. Anche se questo, ovvero la rarità della documentazione, come capisce chiunque, ha l’importanza di un fico secco, o meno ancora, per la scienza non frettolosa e per la ricerca scientifica che, proprio perché ‘scientifica’ non dà e non può dare mai nulla per scontato. Ma Ebla, dico l’Ebla delle fonti faraoniche e bibliche, mica l’Allai che conoscono praticamente solo i Sardi, non insegna proprio niente a qualcuno?

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Nuraghe Rampinu, di cui si occupa l'articolo di Gigi Sanna, è - scrive Michele Carta nel suo prezioso libretto troppo modestamente definito Guida turistica - "forse uno dei meglio conservati della zona [Orosei, NdR]. La sua posizione, quasi a strapiombo sul ciglione del gollei basaltico, gli consente di dominare la valle sottostante di Zarule e lo pone in comunicazione visiva con il villaggio di Sa Linnarta e coi sottostanti nuraghi di Muriè e Tundone posti a guardia dell'ingresso della valle stessa". E più in là, Michele Carta scrive: "L'eccezionalità di questo monumento consiste nelle misteriose scritture malamente incise sulle pietre porose basaltiche degli stipiti (2° a ds e 3° filare a sn), in cui alcuni leggono il nome di Tinia, divinità etrusca corrispondente a Zeus - Giove dei Greci e dei Romani". Nella foto: Nuraghe Rampinu. [zfp]

13 commenti:

ETIAM ha detto...

...ho trovato molto interessante il suo articolo; quando uno studioso come lei ci rende partecipi argomentando i suoi studi ci da la possibilità di farci un'idea più precisa sulle questioni che di volta in volta si presentano. Ecco perché in questo caso non ho nulla da obiettare: anche la questione Allai alla luce di quanto dice quì, suona diversa...Posto che non ha bisogno dei miei consigli, voglio farle un solo appunto: in un blog è facile fraintendere...le ripeto il riferimento normativo è stato fatto perché un altro utente l'aveva richiesto...il mio era un intervento "di servizio"...non sto di certo quì a godere sulle vicende di una persona che rischia un procedimento penale...anzi. Salude e trigu

Salvatore Fadda ha detto...

Complimenti professor Sanna,articolo eloquente,vera lezione accademica.
Sveglia per chi dorme,mazzata per le teste dure.

Anonimo ha detto...

Molto interessante, un grazie al Prof Sanna. Gli Etruschi sulla costa orientale erano di casa. L'ercole di Posada è di provenienza etrusca, ''Feronia'' stava da quelle parti, ma anche gli ''Aesaronensi'' ossia l'etnia che stanziava in Baronia, secondo Massimo Pallottino ha come radice del loro nome la parola etrusca ''aisar'', ossia ''dei''
(Massimo Pallottino, Etruscologia, pagg 120 - 121.). Il nome Orosei dunque dovrebbe avere la radice di ''Aisar'', un dio etrusco appunto......e poi a Rampinu si sono pure messi a scrivere e a parlare di religione. ...Che ci mettevano costa costa ad arrivare sull'isola d'Elba? casomai non avessero voluto affrontare la traversata! ..E se si sono trovate tracce di etruschi all'interno, figuriamoci cosa si potrebbe trovare scavando sulla costa tirrenica, dove peraltro i siti sono tanti, ma ancora tutti da scavare.
Luisantoni

Salvatore Fadda ha detto...

Per quanto riguarda l'epigrafe etrusca di Oristano,rinvenuta alla fine dell' ottocento,ed ora incredibilmente andata perduta, posso dire che altri autori oltre al Pittau,la citano.Nel testo-Battaglia del mare sardonio,studi e ricerche (P.Bernardini, P.G.Spanu,R.Zucca),
alla pag.184-185 si dice:-L'iscrizione,che sulla base delle lettere residue...VANAS...è stata interpretata come dedica......è stata eseguita da un lapicida o scriba di cultura etrusca su una pietra, l'arenaria, tipicamente locale;essa doveva collocarsi su un monumento di prestigio,prob.nell'area di un santuario aperto alla frequentazione di stranieri.
Anche se a pag.183-184 si cita:-L'area Oristanese, piuttosto,chiarisce come l'esistenza del rapporto commerciale con gli etruschi si accompagni alla circolazione di elementi etruschi nell' isola,forse
anche di ETRUSCHI RESIDENTI IN MODO FISSO o TEMPORANEO.... .
Probabilmente,tale considerazione, è stata dettata dall'alto numero di reperti etruschi rinvenuti in Sardegna.
Ci stupiamo,quindi,di iscrizioni etrusche trovate in loco?

Salvatore Fadda ha detto...

Visto che nessuno commenta,lancio un'altro sasso:Boccoli(e non trecce come qualcuno scrive),Nuragici e boccoli etruschi,simili o uguali?
Tirate fuori i paletti!Ma prima verificate bene,ma bene bene.

Anonimo ha detto...

Trovo abbastanza logico che gli Etruschi frequentassero la Sardegna, o che comunque ci fossero scambi commerciali e culturali con i Sardi.
Ancora prima del fiorire della civiltà etrusca, a quanto pare (nel Villanoviano X-IX sec. a.c.), genti di cultura nuragica frequentavano quel di Velutonia ed altri luoghi in modo stanziale.
Per chi non la conoscesse propongo questa interessantissima intervista di Sergio Frau al Prof. Giovanni Camporeale etruscologo:

http://www.repubblica.it/online/spettacoli_e_cultura/etruschi/tirsenoy/tirsenoy.html

M.P.

zuannefrantziscu ha detto...

Grazie MP,
ho appena citato l'intervista di Frau con Camporeale nel mio articolo di oggi. Un chiaro esempio che la telepatia esiste

Salvatore Fadda ha detto...

Una serie di fibule Etrusche, ritrovate in Sardegna,e citate da
F.Lo Schiavo,sono da tenere in considerazione,con il modo di vestire sicuramente diverso da pelli
(sardi Pelliti).Se sono importate è stato importato un preciso modo di vestire.....se sono importate.
Un elmo trovato a San Antioco, definito Punico,è,fuor di dubbio, etrusco,infatti risulta del tutto identico ad altri ritrovati in siti etruschi.E' il solo trovato? Mi risulta di no.
Risulta inoltre utile rammentare, che,le fonti(Serv.Aen.X,172),
menzionano di una fondazione di Populonia ad opera dei Corsi.
Strabone,parla di pirati Sardi sulle coste etrusche,e di Tirreni stanziati in Sardegna.
Lo scrittore latino Festo cita:"Reges soliti sunt esse Etruscorum, qui Sardi appellantur . Quia Gens etrusca, Horta est Sardibus" (Sono soliti essere re degli Etruschi coloro che si chiamano Sardi. Quindi la gente etrusca è originaria dai Sardi).
Tutte cose già dette,ridette e straridette.
Qualcuno però,si controlli bene quei lunghi boccoli dei bronzetti e li paragoni a molta della statuaria etrusca,come ad esempio(tanto per citarne alcuni):-
Il sarcofago degli sposi di Cere;
L'Apollo di Veio;
Sarcofago degli sposi da Cerveteri,conservato al museo Louvre di Parigi;
Testa di Hermes in terracotta, conservata al museo di villa giulia;
Le altre le lascio cercare a voi.
Ribadisco perciò:Stessa gente o stesso parrucchiere Tirrenico?

gigi sanna ha detto...

Caro Salvatore, vedo che insisti con le trecce nuragiche ed etrusche. Ti dobbiamo una risposta. Stai però molto attento alle differenze. Le 'trecce sarde' hanno un motivo singolare (lascio a te il vederlo bene: gli archeologi in genere usano un nome - diciamo così - 'esotico'), molto rispettato nei bronzetti e nella statuaria di Monti Prama. C'è un certo simbolismo non difficile da cogliere (basta che tu non ti fermi, nell'iconografia nuragica, solo alle 'trecce'). Comunque, una cosa mi pare certa, che le 'trecce', siano etrusche o sarde nuragiche, costituiscono sempre 'segno' di grande distinzione. Solo gli Dei (o i figli degli Dei) o i nobili le hanno. Comprese le donne,mi pare, come puoi vedere sia nei bronzetti nuragici sia nella statuaria etrusca. Anche in Grecia era così: vediti ad es. la prima statua in assoluto di Apollo (l'Apollo di Manticlo del Museum of fine arts di Boston: VIII -VII s.a.C.). Le trecce assomigliano molto a quelle dell'Apollo di Veio. Ma sappiamo che con l'Apollo di Manticlo di Tebe non siamo molto lontani dal così detto 'periodo classico'. In periodo post -miceneo, nell'età dei 'secoli bui'(XIII -XII sec. a.C.), il Dio Lossia (non ancora Apollo) non aveva trecce: aveva la capigliatura quasi da selvaggio, da cacciatore nelle foreste (era, come viene detto nell'Inno Omerico ad Apollo, AKERSEKOMHS (dalla 'chioma intonsa').
Se ne vuoi sapere un po' di più sono costretto a citarmi (vediti le pp. 383 - 409 di 'I segni del Lossia Cacciatore. Le lettere ambigue di Apollo e l'alfabeto protogreco di Pito', S'Alvure ed. 2007. Il volume riguarda i documenti scritti di Glozel, in Francia. Tra l'altro riporto le immagini della famosa 'Caccia al Leone' e del 'frammento di cratere' di Micene, dove si vedono degli uomini, sicuramente degli aristocratici, che hanno la barba e i capelli a 'caschetto'. Niente trecce, dunque. A quando quindi il 'segno' di distinzione'? Con i nuragici o con gli antenati anatolici o semitici (penso ad es.ad una famosa stele semitica e da chi mai ha ereditato l'acconciatura bellissima a trecce - ma anche la barba - il 'Baal' Barrakibu MER (Signore) di Harran)? O con chi? Mi farebbe piacere dirti che le primissime 'trecce' sono nuragiche. Su basi scientifiche non lo posso affermare. Ti posso però dire che le trecce sarde precedono quelle etrusche. Non ho dubbi.
Credo però che l'argomento lo dovresti discutere non con me, che ne so pochissimo, ma con un buon insegnante di Storia dell'Arte. Non mancano di certo in Sardegna.
Perchè anche le 'trecce' sono simboli 'forti' e non vanno spiegate solo dal punto di vista decorativo o estetico.

Anonimo ha detto...

Non vorrei sembrare fuori tema ma evidenzio un particolare di carattere fonetico, comune nella parlata attuale dei toscani e dei sardi di alcune zone della Sardegna (Mamoiada,Orgosolo, Oliena ......... ecc.). Si tratta della singolare pronuncia della "c". O meglio dell'assenza del suono "c", o ancora meglio la "c" muta (un esempio classico per i toscani "hagna" al posto di "cagna", un esempio per i sardi "Sa honha" al posto di "sa conca").

M.P.

zfrantziscu ha detto...

Secondo me sei in tema. O, almeno, in sintonia con ciò che penso io e che in forma romanzata ho scritto in Sa losa de Osana:
"“Faghe a manera chi cumprende deo puru” s’est incuriosidu Nurai. “Tue ses narende chi gente de Orgovei e de àteras biddas de monte, tramudende a s’àtera ala de su mare ant colonigiadu sos etruscos, imparende⋅lis su brincu de gorgovena?”
“Nura’, deo so faghende un’ipòtesi ebia. No, però, no est gasi” at giubiladu. “Deo so pessende chi, si podet dare, sos etruscos fiant sos sardos chi, pro gosi o pro gasi, ant brincadu su mare, carrende⋅si in fatu, craru, sa limba de tando.”
“E giai mi diat aggradare pagu, eh” at fatu Mintònia. “Pro ite, però, pròpiu sos muntannninos sunt emigrados e non sos de sas costeras?”
E Bachis: “E chie lu narat chi fiant de Orgovei o de sos montes sos còmpridos a cussas terras? Podiant èssere sos de sas bassuras chi a sos tempos, che a sos àteros sardos, faveddaiant comente allegant sos orgovesos oe in die, cun sa “c” aspirada. In sos montes l’ant mantesa, ateruve romanos e pùnicos ant fatu cambiare custu puru”."

Anonimo ha detto...

Troverò il tempo per leggere " Sa losa de Osana".

Grazie!

M.P.

Salvatore Fadda ha detto...

Caro Prof. Sanna,la mia proposta è stata espressa in senso provocatorio,ma di sicuro,la provocazione no era rivolta a lei,e questo si intuisce.
La ringrazio comunque della risposta,
che come al solito snocciola alcuni aspetti,che si incentrano, stavolta,su usi e costumi delle popolazioni antiche.
Al riguardo,sempre tenendo conto di quanto da lei espresso, considero la faccenda delle "trecce" o boccoli, o ricci, come uno degli aspetti preponderanti, che ci tracciano con intuizione logica,alcune righe della carta d'identità di questo popolo.
Non mi dilungherò molto sulla faccenda,ma in pratica,si deve considerare basilarmente,il fatto che l'esteriorità distintiva di una qualsiasi popolazionie di individui,è marcata da fare e agire comune,la qual cosa risalta primariamente,un omogeneita,o disomogeneità,di comportamenti ed intenti.
Il vestiario,esprime in linea generale,un'aspetto saliente di una data comunità di individui.Nel nostro caso esprime un soddisfacente grado di omogeneità. Se tale aspetto di omogeneità si allarga alla popolazione intiera, si può facilmente parlare di popolo.Tale popolo esprime in atteggiamenti e gesti,il suo grado di civiltà,tramite comportamenti e modi di fare,espressi anche con il modo di abbigliarsi,e con il tipo di religiosità.
Logico mi pare un inquadramento storico,per poter meglio definire questi parametri.
Non di meno risalta l'aspetto psicologico-evoluzionistico di detto popolo.Tale aspetto risulta evidenziato dal fatto che,un agire e un fare civile,o non barbarico, che dir si voglia,riesce ad emergere anche da un semplice bottone;da come esso è stato costruito,e l'utilizo che se ne faceva.
Se perciò mi ritrovo,una costante, che è rappresentata,da attributi altamente modernizzanti(per l'epoca),ne posso solo ricavare che chi esprime quelle caratteristiche,non sia ne una scimmia ne un barbaro,forse qualcosa di più,ma quanto di più?
Uomini che adoperano i rasoi,in un epoca in cui si balbetta,deve perlomeno essere tenuto in considerazione.
Una società così strutturata e civile deve essere sicuramente disciplinata da regole.Regole di cui non siamo a conoscenza,ma che intuiamo,da diversi particolari.
Come avrà capito,quindi,il mio aspetto "trecciofilo", provocatorio,era spinto ad un indagine,per chi interessato, apparentemente banale,che in realtà nasconde ben altre considerazioni,che quì non esplicito per ovvie ragioni.
Basti solo pensare ai PEOT,e al loro profondo significato che essi si portano dietro,e che ancora rappresentano per parte di quel popolo,che conserva tutt'oggi questa tradizione.
Saludu e vida.