lunedì 26 ottobre 2009

La sveglia di Oliena alla cultura comunitaria

Nel passato sabaudo della Sardegna, le comunità erano ritenute corresponsabili dei crimini e delle malefatte dei loro membri. La civiltà ha cancellato questo costume barbaro. Di tanto in tanto, spunta nelle cronache una pressapochista accusa erga omnes di omertà lanciata contro un'intera popolazione, ma non c'è più, naturalmente, il coinvolgimento di una comunità come corresponsabile di crimini commessi nel proprio territorio.
Diventa così degno di nota quale che molte decine di olianesi hanno fatto un paio di giorni fa. Saliti su due pullman sono andati a Samassi per chiedere perdono a quella comunità per un efferato omicidio commesso nelle campagne di Oliena da olianesi. Lo hanno fatto nella sala comunale gremita di cittadini di Samassi davanti ai genitori e i parenti di Tiziano Cocco, il giovane autista trudidato e gettato nel pozzo della caserma di Manasuddas, il fortino ottocentesco che da un'altura domina la strada che da Nuoro conduce in Baronia, come un avamposto prima del deserto dei Tartari.
Io amo molto Oliena e gli olianesi e spero non mi faccia velo questa stima. Ma il gesto di risarcimento mi ricorda molto atti compiuti nel cuore montuoso della Sardegna, mai usciti dalla conoscenza che nelle comunità se ne aveva. Atti capitati quando, neppure troppo tempo fa, i modelli morali e gli istituti giuridici di questa civiltà, impropriamente chiamata barbaricina, non erano stati messi in crisi anche per impulso dei modernisti, decisi a farla finita con il cosiddetto arcaismo della cultura locale.
Ne cito qualcuno alla rinfusa anche temporale. Sa ponidura (o paradura) fatta per la raccolta di mille pecore da mandare in Abruzzo, in ottemperamento a un dovere di solidarietà dei pastori nei confronti di chi, disgraziatamente, ha perduto il suo gregge. La severa punizione di un paio di malfattori che avevano rubato il gregge ad un povero vecchio, un atto di vigliaccheria intollerabile per la comunità, ma considerato dalla legge un banale fatto di abigeato. La costituzione di un nutrito gruppo di persone che per giorni hanno cercato un loro compaesano sparito in un paese della Planargia e mai più ritrovato. Le indagini extralegali fatte per scoprire gli autori di un crimine particolarmente odioso e ancora senza colpevoli per le forze di polizia.
E ricordo un episodio lontano qualche decennio, quando due giovani turiste furono stuprate vicino al camping in cui villeggiavano. Le giovani esposero i loro slip, lasciandoli appesi al portone del Comune insieme ad un bigliettino. Si discusse molto o rapidamente se denunciare il fatto alla giustizia e si concluse che la punizione di legge sarebbe stata (allora soprattutto) troppo lieve per il delitto commesso contro le due, e contro l'immagine del paese. La punizione fu molto più severa di qualche mese di carcere, scoperti che furono gli stupratori: quando entravano in un bar tutti ne uscivano, nessuno bevve più insieme a loro e il loro isolamento fu totale. Se ne fece zente che a nemos.
Quel che hanno fatto gli olianesi sta a significare che quello spirito comunitario, dopo una battaglia ingaggiatagli contro, dai compradores distruttori di modelli morali e incapaci di proporne di nuovi, sta riprendendo animo? Non lo so, ma me lo auguro: forse c'è ancora la speranza che il rullo compressore dei desardizzatori non ci ha del tutto schiacciato.

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