venerdì 12 marzo 2010

La tradizione letteraria non basta per una politica linguistica

di Roberto Bolognesi

Una discussione sulla Limba sarda comuna ha talmente tante di quelle implicazioni, che diventa difficile non perdere il filo. Si mischiano in continuazione argomenti di tipo completamente diverso (politici, emotivi, tecnici) e questo comporta non solo una grande dispersività, ma anche l’impossibilità di intendersi.
Forse il fatto che i partecipanti alla discussione non si capiscano e continuino poi per inerzia per la loro strada, incuranti di essere letti o meno, non è neanche così grave. In fondo non si discute per convincere l’interlocutore: sappiamo tutti che questo è praticamente impossibile.
Sarebbe interessante però riuscire a restringere gli argomenti della discussione ad un solo tipo: per esempio, i motivi della scelta per la doppia tradizionale letteraria in “logudorese” e “campidanese”.
Forse in questo modo i lettori riuscirebbero a farsi un’idea del perché per una parte dei Sardi è importante continuare nel solco della tradizione, mentre per altri è invece molto più importante superare le divisioni che questa tradizione implica.
Comincio io, allora, dicendo che quello che mi è sempre mancato negli interventi dei favorevoli alla doppia tradizione letteraria è la spiegazione del perché la semplice esistenza di questa tradizione dovrebbe costituire un motivo sufficiente per aderirvi. Tradizioni ne esistono tante e, soprattutto a partire dagli anni ’60, ormai quasi nessuno fa appello “ai valori tradizionali”.
Insomma, non sono più i tempi in cui si fa qualcosa perché “si è sempre fatto così”, anzi! Oggi valutiamo tutti in continuazione quali siano i pro e i contro di una determinata tradizione o innovazione. E per fortuna, la tendenza a considerare come positiva qualsiasi innovazione sembra aver perso importanza.
Mi risulta quindi stranissimo questo rifiuto di qualsiasi soluzione che implichi il riconoscimento della fondamentale unità linguistica e culturale dei sardi, effettuato in nome di “su connotu”. È come se i sostenitori di “su connotu” non si rendessero conto che aderire alla doppia tradizione letteraria è una scelta politica-e non naturale-quanto lo è l’adesione all’innovazione di un’unica forma scritta per il sardo.
Insomma, per me è assolutamente incomprensibile che si usi un argomento del tipo: il campidanese e il logudorese letterari esistono, quindi dobbiamo usare quelli e rinunciare a una grafia sarda comune. Forse sono io che non capisco, ma qualcuno mi vuole allora spiegare perché nessuno considera valido un argomento del tipo: “il cavallo esiste, quindi non dobbiamo usare l’auto”, mentre molti considerano valido l’argomento: “il logudorese e il campidanese letterari esistono, quindi non dobbiamo usare la LSC ”?
Se qualcuno, volesse rispondermi, per favore, non cominci a parlare di linguistica, perché la discussione sulla eventuale rappresentatività delle due astrazioni letterarie nei confronti della situazione del sardo parlato è un’altra discussione e questa può soltanto essere effettuata da tecnici.

84 commenti:

p.atzori ha detto...

Il discorso di Bolognesi mi trova d’accordo. E’ urgente portare il sardo a scuola, a sas iscolas elementares su sardu de sa idda, a sas medias puru, a sas iscolas superiores sa L.S.C., ma solu po iscriére. Si nono sa limba si che siccat.

p.atzori ha detto...

la cattedra di sardo deve essere assegnata con tutti i crismi necessari, fuori da logiche clientelari, secondo i sei standard europei, a chi possiede il livello C1.

riccardo serreli ha detto...

salve, premetto che non so se le mie opininioni siano soltanto politiche o politico-linguistiche, ovviamente non entro nel merito di questioni prettamente tecniche, ma la maggior parte delle lingue europee hanno una tradizione letteraria a partire dall'italiano(il dolce stil novo, dante , petrarca etc....).
io ho imparato il sardo da adulto perchè non sopportavo l'idea di vivere a Cagliari e non conoscere la lingua locale. Cali sardu apu imparau? aundi apu lìggiu su sardu, cali gramaticas apu imperau?
su campidanesu "cittadino", candu chistionu sa fonetica mia est sa de casteddu, candu scriu ddu podeis biri....
la mia grafia è simile a quella della lsc, ma il sardo che uso no! non l'ho conosco a sufficienza per scriverlo perchè una cosa sono i segni grafici un'altra cosa è la lingua che si scrive quindi la coniugazione dei verbi, la formazione delle parole etc...
poi mi chiedo perchè utilizzare una forma di sardo poco diffusa rispetto a quella maggiormente scritta e parlata, perchè dovrei scrivere es. it. meglio = mengius, invece di utilizzare il diffuso e più conosciuto camp. mellus o log. menzus?

daniele ha detto...

@ Bolognesi

Qual'è la meta inseguita? Dotare la Sardegna d'una lingua officiale
riconosciuta a l'estero, o fare
riconoscere "l'unità culturale dei
sardi"?.

Il sig. Pittau si domandava se fosse vero che la Norvegia possedesse due lingue officiali?
Si e no. Badi bene che qui sta il punto; no, perché per l'estero la
lingua officiale è il norvegese; si
perché la loro legge stipula la
riconoscenza di due lingue officiali a l'interno del paese.

daniele ha detto...

Ho pensato di chiarire un po la mia opinione. Abbiamo da una parte
l'emergenza di imporre il sardo
come lingua officiale all' estero
e in Sardegna. Facciamolo con quello che abbiamo di disponibile, subito. Se poi, questa scelta è quella ché incontra la più grande adesione, meglio ancora. Ci sarà
tempo, poi, tra noi, di pensare
a organizzarci per dotarsi di una
lingua che possa meglio unirci.

Roberto Bolognesi ha detto...

S'obbietivu politicu (de politica curturale) pro a mie est su de esprimer cun sa limba scrita uficiale s'unidade curturale e linguistica de is sardo: unidade in sa diversidade, est craru!
Infatis, sa proposta mea personale est una grafia comuna e sa pronuncia libbera, ma mi paret ca s'idea de lassare sa pronuncia libbera immoe l'atzetant totus is chi atzetant sa LSC.
Su dopiu standard de sa Norvegia:
Bokmål (= limba de is libbros) e (Ny Norsk = norvegesu nou).
Sa prima est una specia de limba literaria, influentzada meda dae su Danesu e fueddada de sa burghesia urbana.
S'atra est una koiné de dialetos.
Dae Wikipedia in italianu: "Il Bokmål (lingua del libro) viene usato da circa l'85% della popolazione ed è basato sul danese scritto. Il danese, infatti, fu lingua ufficiale in Norvegia per molti secoli durante l'unione con la Danimarca (vedi anche: Storia della Norvegia)."
Duncas, is Norvegesos fint in una situatzione linguistica diversa meda de sa de is sardos.
Su Ny Norsk est naschidu pro non tenner una limba uficiale chi fit casi sa propriu de sa de is meres antigos,
Sa limba faeddada (dae Wikipedia in inglesu): "There is no officially sanctioned standard of spoken Norwegian, and most Norwegians speak their own dialect in all circumstances."("Non b'est unu standard uficiale de sa limba fueddada e sa prus parte de is norvegesos fueddat su dialetu suu in cale-si-siat situatzione".
Insomma, sa propriu situatzione de sa Catalunya: unu standard scritu e pronuntzia libbera.

Nadu custu, tocat a narrer puru ca cale-si-siat standardizatzione tenet unu pretziu: est semper gai.
Ma cussa est un'atera discussione, in parte tecnica, e tocat a isetare innanti de l'incumentzare.

Hello Bitty ha detto...

Ho postato qualche tempo fa questo link:

http://gianfrancopintore.blogspot.com/2008/07/
si-non-proghet-in-sa-mea-nessi-non.html

Mi pare chiaro, da quello che leggo, che la LSC è stata creata da un gruppo ristretto, troppo ristretto, di persone: la stragrande maggioranza degli "esperti" che dovevano collaborare a metterla a punto ne hanno preso, presto o tardi, le distanze. La prova: mentre in fase iniziale dei lavori della commissione ci fu un documento sottoscritto da quasi tutti, alla fine dei lavori, quando la LSC fu varata, questo documento non esiste. Ripeto: guardate il link che ho postato!
Bolognesi è uno di quelli che difendono la LSC, probabilmente perché se ne sentono responsabili e ci mettono la faccia. Possiamo attenderci serenità di giudizio? Cosa dovrà accadere per sentire: "Abbiamo sbagliato"? Una rivolta di popolo? O una disaffezione dei parlanti al sardo?
Non è possibile che il cavallo (secondo me l'asino) sia la LSC?
Circa poi gli studi di Bolognesi: perché non ha incluso, fra le voci da impiegare per misurare la distanza fra i vari dialetti sardi, anche "circo, scaldabagno, filobus, telegrafo, satellite, termosifone, elicottero, radar, clavicembalo" e così via?
Ci faccia il piacere, o Bolognesi!

Roberto Bolognesi ha detto...

@hello lello

Quando uno non capisce quello che legge, non capisce neppure di essere lui a non aver capito e che farebbe meglio a stare zitto per evitare una fuguraccia.
Le 200 parole usate per la ricerca, sono state scelte in modo randomizzato dal computer da un corpus di 257.000 parole contenuti in testi scritti in sardo contemporaneo.
La scelta è stata effettuata dal computer proprio per evitare di influenzare-magari involontariamente-i risultati con le nostre prefgerenze.
Mai sentito parlare di scienza e di metodo scientifico?
Ma forse il signor Hello lello non sa che i sardi parlano e scrivono in sardo anche di internet, aerei ecc.
Lui forse è uno di quelli convinti che i sardi parlino in sardo soltanto di pecore e di caddaionis.
In ogni caso mi è chiaro perché lei si nasconde dietro uno pseudonimo.

daniele ha detto...

@ Bolognesi

"Insomma, sa propriu situatzione de sa Catalunya; unu standard scritu, e pronuntzia libbera".

Beh, po sa beridadi, deu no apu
ligiu sa propriu cosa (in wikipedia inglesu).

"The north Germanic Norwegian language has two official WRITTEN
forms. Bokmal and Nynorsk. Both of
them are recognized as offical languages, in that they are both
used in public administration, in schools, churches and media.
Bokmal is used by the vast majority, about 85, 90% etc...

Prus ch'a su Catalanu, mi parrit
chi assimbillit de prus a sa situatzioni nosta.

Totu custu mi fait pensai ca po su
parlamentu europeu no iat a essi
unu problema, già ch' esistit unu
precedenti.

sardus filius ha detto...

unu saludu a sa discussione faghinde presente chi, comente semper', s'imponet sa linea de su parrer' e no si tenet in contu sas disposiziones de sa legge chi regulat sa materia (L. 482/1999) e totu su chi sighit est aria .... e mancu frisca.
Roberto Bolognesi (de bonu istrutturalista) difendet su "metodo scientifico" chi però hat causadu finas a totu oe su blocco de sos finanziamentos UE (chi no riconnoschet sas limbas elaboradas in laboratoriu (e ducas sa LSC, sa LSU e totu sos progetos similares). Est inutile oramai dogni discussione subra sa limba si no si risolvet primu sa chistione interpretativa de sa legge. Cunsiderados sos articulos 1, 7 e 8 de sa L. 482/1999 mi diat a piagher' de cumprender' ite s'intendat po "uficialidade", e, tentu contu chi sa comunidade europea e s'atlante de sas limbas in perigulu (a su cale totu sas normativas nazionales e comunitarias faghen' riferimentu) che nde prevedin' 5, puit'est chi si sigat a chistionare in custos termines. Mi dispiaghet a dever' torrar' a narrer' sas matessis cosas ma ..... l'arrejonades comente Berlusconi cun sa presentazione de sas listas a sas eletziones (e no b'andat bene).
Mi paret chi siat imbatinde su tempus de l'istringher' custa facenda (massimu si si cheret inserire su discursu de sa limba sarda in su curriculum de sa formazione iscolastica), semus imbatidos a pius de degh' annos da s'emanazione de sa legge e a totu oe no ch'hat peruna minorantzia linguistica istorica legittimamente costituida (e no mi paret chi bastet a aberrer' un'isportello linguisticu in sos comunes po fagher' cosas contrarias a sa filosofia de sa legge, po ritenner' costituida una minoranzia linguistica istorica sigundu sos canones). In medas tenden' a cunfunder' sos cuntzetos de "minoranzia linguistica istorica" cun su pius generale sensu de "sa natzione", ma no b'hat peus dannu po nois, po sa limba sarda, po sas minoranzias linguisticas istoricas e, si m'est permissu, finamentas po sa NAZIONE SARDA (chi, a dies de oe, est posta in foltzis da chie narat chi la cheret difender'!!!!

Roberto Bolognesi ha detto...

@ daniele

scusa, berus su chi naras, in cussu sensu.
Tenet duos standards scritos e pronuncia libbera: ca est cussu chi cheria narrer deo.
Ma est berus puru ca is duos standards tenent una storia diversa meda de su "logudoresu" e de su "campidanesu": non sunt naschidos pro pratzire is norvegesos, ma pro lis dare puru unu standard (Ny Norsk) chi non benessit dae su danesu.

@ Zuliu Pala: ..........

Roberto Bolognesi ha detto...

@daniele
una precisatzione: "logudoresu" e "campidanesu" non sunt standardizados. Duncas non podes narrer ca su sardu tenet duos standards.
Dongiunu scriet comente li paret, ma si unu scriet "pacu", Pitau, pro narrer, diat narrer ca custu est Logudoresu, variante bittese-nuorese.
Ma si bies su faeddu "pagu", ite diat esser: campidanesu o logudoresu?
Duos: non cumprendo proite ti preocupas de s'Unione Europea.
Prima de totu pensamus a su chi su sardu cheret narrer pro nois e totu. O no?
Tres: non spiegas proite cheres duos standards.

Hello Bitty ha detto...

Facciamo una prova. Chieda a quel genio del suo computer la parola per "cocaina" nelle varie parlate sarde.
Poi ci fa sapere cosa dimostra riguardo alla distanza/non distanza dei dialetti sardi?
Ma itte random?
Ma ci rifaccia il piacere, o Bolognesi!

Davide Corda ha detto...

@ Daniele

Comente faghes a ponner a paragone su sardu cun su norvegesu? Sa Norvegia est un' Istadu chi at sempre impostu sa polìtica linguistica sua e no tenet su problema de sa diglossia: totu ischint chistionare su norvegesu, non tenent peruna bregùngia de ddu fagher ca non ddu bident comente una limba de pòberos o miseràbiles o "grezos".
Naramus chi si podent permiter puru de si ponner carchi trampa e de bi ispender carchi soddu in prus.
Nois in Sardigna non nos ddu podimus permiter, sa chistione est custa.

Davide Corda ha detto...

@ Hello Ottontu

Una peràula ebbia no serbit a nudda, est cun sa somma de 200 peràulas chi podes agatare su balore totale de is diferèntzias.

P.S Lassala a un' ala sa cocaina chi t' est brusiende sa cherbeddera...

Roberto Bolognesi ha detto...

Al signor Lello piace soffrire: contento lui!
Allora: lui ha trovato tra le 200 parole usate per la ricerca 2 (due) parole non ruspanti che la renderebbero inutilizzabile: "internet" e "ariopranu".
Ma oggi sono de bonu coru e mi voglio rovinare: gli offro 3 (tre) parole al prezzo di due e gli aggiungo anche la parola "navi" che mi sembra abbastanza moderna per il suo scopo.
Non non mi sembra difficile calcolare che 3 parole su 200, costituiscono l'1,5% dei dati.
Ammettendo che il razzismo del signor Lello sia giustificato e che i sardi parlino in sardo soltanto di caddaionis, dovremmo correggere i dati con un fattore dell'1,5%.
Quindi la distanza massima registrata tra due dialetti sardi (Bitti e S. Vito), pari al 33,55%, andrebbe aumentata dell'1,5% (ovviamente: 1,5% di 33,55)e andrebbe quindi aumentata del 0,5%. Si arriverebbe allora a una distanza del 34,05%, interamente determinata da parole "chi fragant de brebei", .
Contento lui!

Hello Bitty ha detto...

@ Bolognesi,
bene, vista la buona volontà si può fare un altro passo avanti. Dove si possono trovare i dati analitici della sua inchiesta? Voglio dire:
1) esatta formulazione delle domande a ogni intervistato;
2) risposta di ogni intervistato.
Se sfida a falsificare i dati della sua indagine, metta a disposizione i dati analitici o mi (ci) ricordi dove si possono trovare.

@ Donovan
vai a ca...ntare.

Roberto Bolognesi ha detto...

Il signor Lello pensa di essere furbo...

L'esatta formulazione della domanda è presentata nella pubblicazione della ricerca: se la legga!

la risposta di ogni intervistato è contenuta nei files del mio laptop!

i dati si possono trovare in SARDEGNA!

Per verificare se la ricerca è stata effettuata correttamente, comunque, non sarebbe necessario ripetere l'intera ricerca, ma basterebbe effettuare un "random sampling" dei dialetti presi in esame (10? il 5%? mi sembra statisticamente affidabile), ripetere le interviste con altri informatori e spedire i dati (le trascrizioni fonetiche nell'alfabeto X-sampa delle 200 parole utilizzate, o un numero sufficiente-100 basterebbero-di altre parole selezionate con altri criteri obbiettivi) e inviarle al "Department of Computational Linguistics" dell'Università di Groninga, invitandoli cortesemente, ad analizzarli mediante il software sviluppato da Wilbert Heeringa e Peter Kleiweg per verificare se le distanze che io ho accertato tra quei dialetti coincidono con la nuova ricerca.
Il Prof. John Nerbonne-persona gentilissima-sicuramente accetterebbe.
Se poi non si fidasse di John-ebbene sì, abbiamo lavorato assieme-perché potrebbe sempre darsi che uno scienziato di livello internazionale sia disposto a giocarsi la reputazione per me, non le resta che sollecitare le università della Sardegna ad aprire un dipartimento di Linguistica Computazionale.
Purtroppo per lei, certe verifiche non sono alla portata di tutti.
Questa richiesta l'ho già fatta al Prof. Giovanni Lupinu dell'Università di Sassari, una settimana dopo la presentazione della mia ricerca a Paulilatino.
A Groninga stanno ancora aspettando la sua mail.

francu ha detto...

O Roberto,
lasciami un po' di tempo e poi ti dico come la penso, sui punti circa i quali chiedi gli interventi.
Ho appena finito di leggerti: hai chiuso così:

Se qualcuno, volesse rispondermi, per favore, non cominci a parlare di linguistica, perché la discussione sulla eventuale rappresentatività delle due astrazioni letterarie nei confronti della situazione del sardo parlato è un’altra discussione e questa può soltanto essere effettuata da tecnici.

Sai che cosa mi hanno fatto venire in mente le tue parole?
Il Concilio di Trento.
Si affermò infatti nell'occasione che l'interpretazione delle Scritture non era pane per i denti di tutti.
La LSC è già un dogma?

Roberto Bolognesi ha detto...

Boh, ho Francu, ita ti depu nai?
De ti torrai a ligi su chi apu scritu?
Ma non est cussu su probblema...
Circa de non pensai sempri a su mali: e immoi non t'offendast!
Deu bollu a mi spiegai poita tui bolis duus standards.
E non est una trassa: deu e tui non si cumprendeus.
Tui ti podis pensai su chi bolis de mei, ma de mei non scis nudda: deu seu fillu de minadori e fillu de minadori apu a abarrai totu sa fida.
Sa chistioni chi nd'apu bogau est una chistioni bera.
Non est una chistioni linguistica, est una chistioni politica.
De cali dogma ses fueddendi?
Su chi non bollu in custa discussioni est a ammisturai custa chistioni politica cun sa chistioni tecnica de, po ndi nai una, sa E a sa fini de unu fueddu che SOLE, ca fintzas po su "campidanesu" iat essi sa mellus manera de dda scriri.
Chi torraus a ghetai totu a pari, non ndi besseus mai.
A mei e a tui "bruvura si fait!"-nosu non eus mai a cambiai idea!-ma ddoi est atra genti puru-che Ricardo-chi est circhendi de cumprendi.
Su chi bollu immoi est a acrarai a primu calis funt is arrexonis politicas chi si movint e a lassai is atras chistionis a una parti fintzas a candu fait.
Totu innoi.

Hello Bitty ha detto...

Adesso è lei che fa il furbo.
Io il questionario, contenente le domande così come sono state formulate, non l'ho trovato. Mi servirebbe conoscerlo con precisione, nei dettagli.
Così come non ho trovato le risposte (sono state registrate?).
Così come non ho trovato notizie sugli informatori (età, sesso...): capisco le leggi sulla privacy...
Lei pensa che io abbia letto male: può essere. Mi indichi allora le pagine, per cortesia.
Infine, io vorrei provare a falsificare i suoi dati, non voglio rifare la ricerca da capo: mi interessa verificare che quei dati non li abbia inventati, per capirci, è un mio diritto. Mi permette di vederci chiaro? Se non ha niente da nascondere...

Roberto Bolognesi ha detto...

Il nostro eroe, il difensore della verità linguistica, finalmente mi ha incastrato!
Non ha trovato il "questionario", vuole verificare con precisione, ecc.
Ve l'immaginate se avessi pubblicato 321 pagine di tracrizioni (77 dialetti x 3 pagine) nell'alfabeto fonetico x-sampa?
Il signor Lello le capirebbe?
Solo se il signor Lello fosse un linguista abbastanza aggiornato.
Ma al linguista a cosa servirebbe, visto che i dialetti sardi in questione sono ancora tutti lì e chiunque abbia un minimo di familiarità con le trascrizioni fonetiche non deve fare altro che andare a intervistare alcuni abitanti di per esempio, Bitti, chiedendo loro di pronunciare le 200 parole che riporto qui sotto, nella forma attestata nel loro dialetto. Poi dovrebbe ripetere l'inchiesta, per esempio a S.Vito, tramite i programmi sviluppati all'Università di Groninga, verificare se la distanza tra i due dialetti risulta effettivamente del 33,55%.

La metodologia impiegata nella mia ricerca viene presentata a pag. 4 di "La LSC e le varietà tradizionali del sardo", e riporta fra l'altro: "Le 200 parole selezionate sono state proposte a parlanti di 77 dialetti sardi. Agli informatori è
stato chiesto di tradurre e pronunciare le suddette parole nel loro dialetto. Le pronunce
attestate sono state trascritte nell’alfabeto fonetico X-Sampa (un sistema in cui i simboli API
vengono sostituiti da caratteri ASCII). Eventuali differenze nelle convenzioni grafiche tra le
diverse varietà non hanno quindi giocato alcun ruolo.
La scelta dei dialetti è stata in parte dettata dalla necessità di rappresentare le principali
varietà del sardo. In parte, invece, è stata la disponibilità di parlanti a determinare la scelta di
un dato dialetto locale, anziché un altro. Le diverse varietà sono state individuate sulla base
dell’Atlante Dialettologico della Sardegna (Contini 1987), sulla base della descrizione dei
dialetti meridionali contenuta in Bolognesi (1998) e sull’analisi quantitativa della variazione
dialettale in Sardegna contenuta in Bolognesi & Heeringa (2005). I dialetti della Sardegna
centrale sono abbondantemente rappresentati per poter esaminare nel miglior modo possibile
la transizione dai dialetti meridionali a quelli centrosettentrionali. La lista dei dialetti
esaminati non è certo esaustiva, nemmeno per quanto riguarda le sub-varietà, ma è
sufficientemente estesa per il tipo di ricerca condotto in questa sede. Le caratteristiche delle
diverse varietà sono ben rappresentate, come anche i contrasti fra esse, e la loro distribuzione
geografica. I 77 dialetti vengono presentati nella seguente cartina (Cartina 1), in cui è indicata
anche la loro distribuzione geografica"."

Ma il nostro eroe ha la capacità di leggere senza capire.
Gli do ragione su un punto: non ho trovato nella pubblicazione onlie la lista delle parole e allora la pubblico qui sotto, sperando che ci sia lo spazio.
Ma devo dire che il signor Lello, la lista deve conoscerla, perché sapeva della presenza dei due vocaboli "internet" e "arioplanu".
Penso ormai sia chiaro a tutti che io gli rispondo non soltanto perché mi sto divertendo moltissimo, ma soprattutto perché il signor Lello mi permette di spiegare cose che forse ad altri non sono chiare.
Per esempio: perché è inutile pubblicare le trascrizioni?
Proprio perché potrei aver barato, per esempio suggerendo ai miei informatori la risposta.
Il modo migliore per verificare la ricerca è quello di ripeterla su un campione limitato di dialetti scelti a caso tra quelli della lista.
Ma per ripeterla bisogna essere linguisti: il signor Lello lo è?

la lista è troppo lunga! troverò il modo di pubblicarla

Roberto Bolognesi ha detto...

Lista della parole usate
tandu, allora
oi, oggi
cantus, quanti
gana, voglia, desiderio
bandai, andare
torrau, tornato
foras, fuori
una, una
soli, sole
si, se
e, e
muntoni, mucchio
oras, ore
sa, la
suzzedint, succedono
tanti, tanto, quantità
mellus, mèglio, miglióre
domandànt, chiedevano,
domandavano
aqua, acqua
movida, mòssa
spacciada, consumata, finita
appu, ho
lestru, lèsto, svèlto
celu, cielo
candu, quando
girai, girare
persighiri, inseguire,
perseguitare
non, non
depu, devo
is, i, gli, le
iat, aveva
becciu, vecchio
costau, costato, fianco
essi, èssere
speru, speranza
biri, vedere
bettiri, portare, condurre
como, adesso, ora
agguantare, mantenere,
sopportare
nachi dice che
postu, mésso, pósto
nois, noi
de, di, da
nos, ci
irmurzados, mangiati a
colazione
manos, mani
che, cóme, quanto
podiat, poteva
li, gli, le
istoja, stuoia
bi, ci, vi
a, a
fit, era
mama, mamma
ndhe, ne
peráula, parola
istare, stare
comporare, comprare
amus, abbiamo
chi, che
tenes, hai
istudiare, studiare
o, o
los, li
etotu, stésso
rimediu, rimedio
iscusa, scusa
aprovadu, approvato
ma, ma
deo, io
mi, mi
veranu, primavera
lada, piatta, piana
poita, perché
domandau, chiesto,
domandato
aposenteddu, cameretta
mexinas, medicine
avatu, dópo, diètro
pressi, fretta
parti, parte
poliziottu, poliziotto
passillai, passeggiare
pariat, sembrava, pareva
coa, coda
arruiri, cadére
aintru, dentro
scéti, soltanto
narri, dire
cun, con
babbu, babbo
est, è
fai, fare
contras, contro
prus, più
bèni, bene
cumpenzai, compensare
dormiu, addormentato
currera, corsa
fa, fava
duus, due
passendi, passando
sighiat, continuava, inseguiva
pipius, bambini
pustis, dopo
mannu, grande
prangìat, piangeva
nudda, nulla, niente
mericeddu, pomeriggio
avanzato
perou, però
omini, uomo
cumbìdat, invita, offre
pèrdiri, perdere
acabau, finito, ultimato
chini, chi
navi, nave
stesiai, allontanare
bixinu, vicino
studau, spento
stittai, svezzare
calaus, scési, calati
abertu, aperto
assuttadu, asciugato
seguru, sicuro
ischiat, sapeva
iscummito, scommetto
caffè, caffè
balla, pallòttola
internet, internet
appretziadu, apprezzato
gai, così
andandesinde, andandosene
apporrindeli, porgendogli
addurada, rimasta
parandesi, presentandosi,
parandosi
custu, questo
tiu, zio
detzisu, deciso
perdidu, perso
incras, indomani
luego, sùbito, prèsto
cherias, volevi
fine, fine
abbaidaiat, guardava
momentu, momento
apprettandelos,
incalzandoli
azudu, aiuto
inoghe, qui
affacca, vicino
ca, che, perché
domo, casa
mai, mai
resessidu, riuscire
issa, lei
sinnalai, segnalare
fillas, figlie
comunu, comune
cursus, corsi
manera, modo, maniera
diventan, diventano
zinnu, cenno
piaghere, piacere
populos, popoli
ponzo, metto
tentu, avuto, posseduto
trubbadu, incitato,
condotto
fatu, fatto
ite, cosa
bidiat, vedeva
daghi, dacchè, allorchè
linna, legna, legno
chircaiat, cercava
ariopranu, aereoplano
dannu, danno
in, in
totu, tutto
bae, vai
ponner, mettere
ateru, altro
mastru, maestro
cussu, quello
famiglia, famiglia
nostra, nostra
tenner, avere
die, giorno
zughian, tenevano
triballare, lavorare
paschian, pascèvano,
pascolavano
pinta, fisionomia
pasadi, riposati
puru, pure, anche
dadu, dato
intrare, entrare
abberu, davvero
derettu, diritto, direzióne
fiant, erano
ogus, occhi
stogumu, stomaco
agatai, trovare
po, per
marigosa, amara

Roberto Bolognesi ha detto...

Il nosrtro eroe dice anche: "Così come non ho trovato notizie sugli informatori (età, sesso...): capisco le leggi sulla privacy..."
Queste informazioni nopn sono assolutamente rilevanti per un'inchiesta sul lessico dei dialetti sardi. Infatti non si trovano in nessuna pubblicazione su questi argomenti.

Hello Bitty ha detto...

libnvoHa detto una piccola bugia, le faccio notare:
"Queste informazioni non sono assolutamente rilevanti per un'inchiesta sul lessico dei dialetti sardi. Infatti non si trovano in nessuna pubblicazione su questi argomenti".
Intanto, lei misura anche distanze fonetiche. Inoltre, se si prende il lavoro di Contini, a pag. 33, trova una nota sugli informatori. Inutile?

Come dice lei, pubblicare tutte le risposte dei vari informatori sarebbe troppo lungo. Bene: pubblichi solo quelle che ha ricevuto per Bitti (magari Hello Bitty il bittese lo conosce...), come ulteriore prova di buona volontà e di trasparenza. Ripeto: io vorrei verificare i suoi dati, come prima cosa.

Ha ragione, io non sono in grado di rifare l'inchiesta da zero, non ho problemi ad ammetterlo. In ogni caso, io considero la sua lista di parole selezionata in modo irrazionale (random o non random): per misurare la distanza fonetica - a me basterebbe quella fonetica - fra i vari dialetti sarebbe stato meglio prendere parole che rappresentino tutte le possibili evoluzioni di consonanti e nessi consonantici nelle varie posizioni, come ha fatto Contini. Io i dati su cui rifare la ricerca glieli sto indicando, come vede: quelli di Contini, delle sue carte linguistiche e dei suoi punti di inchiesta. Usi quei dati, quei punti di indagine, calcoli e poi ci faccia sapere (in questo modo i dati saranno noti a tutti, in anticipo, perché raccolti da un altro evidentemente imparziale). Perché io, pur non essendo un professionista della linguistica come è lei, non sono assolutamente convinto delle sue conclusioni. Voglio dire che il fatto che lei sia un professionista della linguistica non mi spinge ad atti di fede.
Adesso, però, la sfida è lanciata: rifaccia tutto sulla base dei dati già esistenti di Michel Contini!

Roberto Bolognesi ha detto...

O bellixeddu!
Tui ti cuas a palas de unu nick e ti ponnis a mi cumandai!
Ge stiras!
Bessi a foras e deu is datus ti ddus mandu e ti nau puru a chini apu intervistau.

Siamo seri: se qui c'è qualcuno che ha qualcosa da nascondere sei tu! Perché non esci allo scoperto?

Secondo, tra tutti gli interventi critici, soltanto uno-quello di Riccardo-è rimasto in tema.
Nessuno degli altri ha accettato la mia sfida/invito a chiarire perché sia a favore delle due tradizioni letterarie.
Chi ha qualcosa da nascondere, io o loro?

Terzo: la mia ricerca era proprio cominciata trascrivendo i dati di Contini-ho i miei testimoni all'Università di Groninga e decine di pagine di trascrizioni già effettuate-poi i miei colleghi molto più al di dentro di me in questioni di statistica-Wilbert Heeringa, con cui ho scritto "Sardegna tra tante lingue" e che ha curato la parte informatica di "LSC e varietà..." è un informatico prestato alla dialettologia-mi hanno fatto notare che il loro metodo garantiva comunque la presenza di tutti i fenomeni e non poteva essere influenzato da fattori soggettivi, come il dare più importanza a un fenomeno che a un altro.
In questo modo, la frequenza di un certo fenomeno nei dati è legata direttamente alla sua frequenza nelle parole. Il metodo qualitativo di Contini, invece è basato sulla distinzione qualitativa tra dialetti. Insomma, la domanda a cui risponde Contini non è "quanto differiscono i dialetti tra di loro", ma "in che modo differiscono". Si tratta di due approcci diversi-complementari, ma diversi.
Lello di statistica non ne capisce una mazza, visto che non si rende conto che una selezione randomizzata è proprio il metodo migliore per garantire l'obiettività dei dati.

L'unico bugiardo, comunque, qui è sempre il nostro Lello: a pag. 33 del lavoro di Contini si trova soltanto: "Dans prés de la moitié des localités nous avons pu interroger deux personnes, voire davantage: dans ce cas, plus particuliérment, nous avons essayé avoir des représentants des plusiers tranche d'âge, y compris des enfant."
Insomma, non dice molto di più di quello che dico io a pag. 5: "La scelta dei dialetti è stata in parte dettata dalla necessità di rappresentare le principali
varietà del sardo. In parte, invece, è stata la disponibilità di parlanti a determinare la scelta di un dato dialetto locale, anziché un altro."
Non potendo fornire delle motivazioni confessabili per il suo odio nei confronti della LSC, Lello e altri procedono con la tattica consueta dell'attacco ad personam.
Il pubblico deciderà se la cosa sta funzionando o meno.
E immoi bandu a comperai pisci!

Hello Bitty ha detto...

36 righe sono dedicate da Contini agli informatori (parla anche della dentatura che devono possedere): lei ne cita 3 e un pezzo.
Complimenti per l'obiettività.

Roberto Bolognesi ha detto...

O Lillo-custa ti dda depis pensai cun s'acentu de S. Elias-o Lillo, apu agatau gamerosi casi bius, po sa primu borta innoi in Olanda, e a baratu puru!
Oi mi fatzu cotza a schiscionera, arrigatonis cun cambaredda e crocorighedda a sa moda de Luisa e cussus gamberonis.
Apu a pensai a tui-o Lillo!

Hello Bitty ha detto...

O Robbe',
mangia, mangia. Chissà che il pranzo ti venga meglio della "ricerca" sulla LSC.
Ciau

Unknown ha detto...

Salve dott. Roberto,potrei avere del materiale che avete prodotto per la lsc?tipo metodo di studio tecniche e altro?
obia castiai cantu s'accostada o cantu si stesiada de sa cristionada de innoi in marmidda,liggendu su ki eis scriu mi parridi de cumprendi ka esti ua bia de mesu tra cab'e susu e cab'e jossu
a si bì cun salludi

Roberto Bolognesi ha detto...

@ marcello
castia in su situ de ZF Pintore, ca ddoi funt is regulas de sa LSC.
A si biri!

daniele ha detto...

@Bolognesi

Est dificili chistionai cun tui.
Calisisiat cosa chi ti neri
a propositu de sa lingua chi chistionu m'as a torrai a nai ca
est un' illusioni, datus in manus.

Belle e aici, custu sentidu de diferentzia, candu ddu tenit mesu millioni de personas at a tenni unu sinnificau, o no?

As a nai su chi bolis, candu ligiu su chi scrit Tziu Pintore, no assimbillat a su chi scrit Tziu
Pilloni (e no nc'intrat sa grafia).

Sa de is duas linguas no tenit
importantzia, poita sempiri sardu est, e custu est su chi si depit fai sciri, no tanti in sardinia, ma a foras (eccu Donovan, su poita de sa Norvegia, bolia sceti fai notai ca, po totus sa lingua de sa Sardinia depit essi su sardu, mancai a intru ndi ddu apat duas, e ca po cantu si fait po sa Norvegia, si podit fai po sa Sardinia puru). Ddu nau poita mi pariat de cumprendiri ca podiat essi unu problema su fattu de tenni
duas bariedadis de una propria lingua, po una natzioni, e ca fut po cussu chi si boliat fai unu "standard unicu".

Eus accrarau ca no storbat a tenni
duas bariedadis o linguas o standards a livelu internatzionali, no storbat mancu in Sardinia etotu, già ca de milli
annus d'onniunu scrit cumenti bolit.
Su chi serbit est una norma grafica
po certus aspettus de sa lingua,
pagus, po sa beridadi, e no unu modu de chistionai, chi po cantu
ogettivu siat, no fait a s'inci reconnosciri.Miga seus indonesianus. Creu ca no fait a fai
su chi su tempus sceti podit fai.
(Ita legixedda custa frasi).

Roberto Bolognesi ha detto...

@daniele
cun tui ge fait a arrexonai.
Ma su chi ndi bogas tui est un´atru arrexonu.
chi tenis passinentzia un´atru pagu, ge nci arribbu.
Fintzas a lunis seu in festa!
Cambara ammobilliada! (B. Urgu)

francu ha detto...

Caro Roberto,
se tuo padre era minatore, chi sa che non abbia lavorato in uno dei cantieri della Pertusola dove mio padre ha lavorato per 35 anni filati. Ma di questo parleremo un giorno a cena, se ci capiterà.
Un dogma, scusa le parole semplici, è qualcosa che deve essere accettato senza poterne discutere. Infatti, nelle tue parole, riservi ai tecnici la possibilità di parlare di linguistica, ma la neghi a tutti gli altri, anche a chi, come me, parla e scrive in sardo, ma sicuramente non è un tecnico (non so bene neppure cosa significhi essere un tecnico della lingua: uno che la fa funzionare? Uno che la ripara se va in tilt? Boh!).
Invece chiedi un pronunciamento sulle politiche linguistiche ad uno che, come me, non sa nulla o quasi di politica tout court. Per dirti, non so i nomi degli assessori regionali, non so i nomi degli assessori della città dove vivo. Vado poco anche a votare, ma mi chiedi di pronunciarmi su quanto hai scritto e io lo faccio, non ostante tutto. Non solo per farti contento perché con cozze e gamberoni, già lo sei di tuo.
Posso partire dal tuo assunto che fa tanta, ma davvero tanta impressione?
Dici: esiste il cavallo, è vero, ma perché non prendere l’auto?
Fuori metafora: esistono due varianti del sardo, è vero, ma perché non usare la LSC?
Non sono un tecnico e m’intendo poco di politica, ma la tua espressione è un sofisma, uno di quelli che avrebbe fatto inorridire i sofisti d'un tempo e ridacchiare Socrate. Alla situazione sarda a cui tu alludi, va molto meglio questo ragionamento: io ho una bicicletta, tu hai una bicicletta. E allora perché io devo lasciare la mia bicicletta e andare con te sulla canna?
Non c’è bisogno che lo ripeta fuori metafora. Rifletti però che se io lascio la mia bicicletta, a te tocca fare uno sforzo doppio e, alla prima salita, smontiamo e andiamo a piedi. Ci toccherà pure fare l’autostop con qualche italiano o inglese che passa, ma le biciclette non le avremo più.
Un ragionamento siffatto, mi rimprovererai, sarà pure logico, ma non politico. E che ti devo dire di più?
Non fai che ripetermi, ad ogni pie' sospinto, che io sono per il doppio standard.
Forse sarà così, ma non ricordo di averlo mai detto. Ho ripetuto sino alla nausea (altrui, io non mi stanco di farlo) che vorrei che si rispettasse il sardo che c’è, la tradizione scrittoria e letteraria che abbiamo, ecc. ecc.
Questo significa essere per il doppio standard?
Non lo so, fai tu. Ma ti svelo un segreto, visto che non l’hai mai supposto: il doppio standard, per me, è l’opzione B. L’opzione A, invece, è questa: se standard unico dev’essere, lo si cerchi nella parlata maggioritaria, che è anche quella del capoluogo.
Perché non l’avevo mai esplicitata?
Certo non per mancanza di coraggio, ma solo per paura. Sì, caro Roberto, per paura che il modo di scrivere di Pittau, di Pintore, di Masala stesso e del mio amico Langiu, in quello scenario potrebbero andare persi. E siccome mi piace molto, non quanto il campidanese, ma molto molto, non l’ho mai proposto.
E pensa a quanti mi hanno accusato di essere contro la lingua sarda e contro la Sardegna, solo per non sottomettermi alla LSU prima, alla LSC oggi.
Ti rendi conto?

zuannefrantziscu ha detto...

dal prof Massimo Pittau

Sulla questione linguistica dei Sardi Roberto Bolognesi ha fatto bene a proporre un dilemma essenziale, esprimendolo in questi termini: “Tradizione o Innovazione?” e a tal fine, circa la “tradizione linguistica sarda” egli ha fatto il paragone della scelta fra il continuare a muoversi col cavallo o l’optare per il muoversi con l’auto. Io potrei citare altri numerosi esempi similari: scegliere tra “sa berritta” e il cappello, tra il giogo di buoi e il trattore per arare, tra le comuni forbici e quelle elettriche per tosare le pecore, tra la mungitura a mano e quella elettro-meccanica, ecc.
Senonché io mi rifiuto di considerare la Lingua Sarda (campidanese e logudorese) soltanto una “tradizione” e tanto meno una “tradizione” uguale a quella della berritta, del cavallo, del giogo di buoi, delle comuni forbici per tosare, della mungitura a mano. La Lingua Sarda non è solo una “tradizione”, ma è soprattutto la punta di diamante della nostra antica e odierna etnia, è il nucleo essenziale della Nazione Sarda, è l’anima dell’antico e dell’odierno popolo sardo. Di certo la Lingua Sarda è anche una tradizione, ma non è il “passato”, come invece lo sono sa berritta, il giogo di buoi, le comuni forbici per tosare, bensì è il nostro “presente”, la nostra vera “realtà attuale”.
E noi Sardi dobbiamo difendere, valorizzare, rilanciare questa “realtà” della nostra etnia, piuttosto che farla scomparire per andare dietro a quei due “fantasmi” che sono stati sia la “Limba Sarda Unificada” sia la “Limba Sarda Comuna”. È forse un’azione prudente abbandonare una nave che naviga lentamente, ma naviga, per aggrapparci a un pallone aerostatico, su cui non abbiamo nessuna certezza di tenuta e di guida? È forse ragionevole lasciar morire una creatura ancora viva e vitale, a favore di una creatura artificiale, di cui moltissimi Sardi non hanno capito nulla? Insomma, la Lingua Sarda non è una “scarpa vecchia” da buttare a favore di una scarpa che ci appare già stretta!
E intanto si perde ancora molto tempo, con grande contentezza dei numerosi nemici della Lingua Sarda.
Inoltre, caro Bolognesi, mi stupisce molto il fatto che tu attribuisca tanta importanza alla “grafia” che avete adottato per la vostra ”Limba Sarda Comuna”. Tu probabilmente non lo sai, perché sei giovane; ma devi sapere che l’idea strampalata (perché contraria alla etimologia e pure alla secolare scrittura della Lingua Sarda) di scrivere “acatare, fatu, sete, oto” invece di “accattare, fattu, sette, otto”, è partita da un noto professore forestiero, il quale, dimostrando di non “sentire” esattamente i fonemi della Lingua Sarda, ha tagliato corto, trasferendo una usanza della grafia spagnola sulla Lingua Sarda. Nuovo esempio di colonialismo, questo, di colonialismo grafico!
Questo professore non sa che pure nella Lingua Sarda esiste la legge della “opposizione fonologica” tra l'uso della consonante debole oppure di quella forte: fracu “puzza” e fraccu “fiacco”, impicare “impeciare, cospargere di pece” e impiccare “impiccare, appendere”, iscopiare “svelare” e iscoppiare “scoppiare”, iscrocare “slombare” e iscroccare “scroccare”, napu “rapa” e nappu “bicchiere di corno”, pacu “poco” e paccu “pacco”, pica “ghiandaia” e picca “vasca di pietra”, ruca “bruco” e rucca “conocchia”, ruta “ruta” (pianta) e rutta “caduta”, ecc.
E infine una breve risposta a Milton: a mio giudizio nella scuole di Cagliari si deve insegnare il campidanese e pure la sua varietà cagliaritana; ma, assieme coi poeti campidanesi si debbono leggere pure i poeti logudoresi. E assicuro ancora che tanto in campidanese quanto in logudorese abbiamo ormai numerose poesie che valgono molto più del “T’amo o pio bove” e di “Davanti a San Guido” del Carducci e di “Valentino” del Pascoli.

zuannefrantziscu ha detto...

dae Nanni Falconi

E onzunu s'istat cun sas ideas suas. E comente naraiat Gramsci, non b'at intelletuale chi resessat a cumbincher unu massaju de su pensamentu suo fartosu si sas ideas suas li benint dae su cumbinchimentu, mancari non resessat a parare fronte a cuddu meledare prus atzudu, de esser in su giustu. E tando a ite balet su istare chistionende? Boh! non s'ischit! E puru, cando si bident cosas tropu tortas andende in ora mala, benit apretosu a si nche imbolare in s'isperrumadorzu de sos arrejonos fatos solu prus pro cunfirmare galu un'àtera bia sos pensamentos chi si ant a su versu de cumbincher s'àteru.
Finas a como si sunt ispesas paràulas medas a ispiegare chi sa limba sarda comuna no est cussu, custu o cudd'àteru ma àtera cosa de su chi pensat in medas. Non si nde bogat atzola.
E tando proite non lassamus a sos chi sunt contra a narrer proite lu sunt; a bogare a campu cosa menzus. Ca sa sola cosa de sa cale finas a como ant bogadu, a su chi paret a mie, est una cosa chi cheret ispartire sa Sardigna linguistica in duas perras, dende boghe a cudda idea ratzista de sa diferentzia tra su cabu de subra e su cabu de suta. Su chi non faghet sa politica e s'istoria o sa geografia lu cheret fagher sa limba. Ma lassende a banda custu aèrzu de su seberu, dia cherrer ischire ite fine faghet in custu seberamentu totu sa parte mesana de sa Sardigna?
Semper chi, tantu pro narrer, e dadu chi si faeddat puru de connotu literariu a su cale nos depimus arrumbare pro tenner bene ficados sos palos de custos duos istandard, faeddende de su logudoresu ca lu connosco de pius, su nuoresu o su baroniesu o finas s'anglonesu, siant de acordu a impitare su sardu meu logudoresu setentrionale goceaninu, dadu chi custu est su de su connotu. A mie fit bennidu puru bene: est su meu e poto fagher de mastru chene nemmancu mi mujare. E ite mi nde frigat si a cussos non li piaghet! lu depent leare a fortza ca cusssu est! O lu depent leare in numene de ite?
B'at unu sacrifitziu a su cale totus nos podimus acunnortare si b'at una idea in cumone pro sa cale lu podimus fagher? cale est cussa idea chi podet cumbincher unu baroniesu o unu nuoresu? Sa de apertenner a s'aera linguistica logudoresa forsis? Bete e cosa oh!Boh Boh! Eo so cumbintu chi, si rinuntzia bi depet esser, custa si podet fagher solu in numene de unu aunimentu non de una seberamentu. E creo chi custu lu siat puru cando si faeddat de aunire totus sos campidanesos in unu istandard chi s'arrumbat a su casteddaju. O nono!?

Roberto Bolognesi ha detto...

@ daniele
immoi m'as toddau sceda!
E deu-po immoi a su mancu-non t'apu a cuntestai ca po tui su "campidanesu" e su "logudoresu" funt duas linguas diversas.
Insomma, ca segundu tui, cussas duas bariedadis serbint ca funt s'espressioni de duas identidadis diversas.
Chi apu cumprendiu beni, po tui in Sardinnia bivint duas etnías diversas.
E chi apu cumprendiu mali, nara-mi-ddu.
Immoi deu seu circhendi sceti de cumprendi comenti mai tui-ca tanti tui podis fueddai po tui sceti e non po mesu millioni de personas-bolis pratziri su sardu in duus.
Chi apu cumprendiu beni po tui is sardus funt giai pratzius in duus.
Sa chistioni chi custu est berus o no est un'atra chistioni, duncas po immoi deu de custu non ndi bollu fueddai, sinuncas si torraus a incasinai.
Po sciri a chini tenit arrexoni innoi, tocat a ndi pesai totu un'atru tipu de chistionis e unu muntoni de datus.
Ti nau sceti ca deu non creu ca innoi unu potza tenni totu s'arrexoni o totu su tortu.

A Francu Pilloni: scrii-mi in privau cun sa posta de FB.
Po s'atru mi parit ca po tui puru su motivu ca bolis duas bariedadis uficialis siat prus o mancu sa de Daniele: s'identidadi tua chi tui podis esprimi sceti cun su "campidanesu".
Su casteddaiu? Ellus ca no! A mei m'iat a praxi meda: ma fait?
Deu puru non dd'apu proponniu mai po su propriu motivu.
Insomma, ma mi parit ca non seus tontus!
Ti nau sceti-e infatis custui messagiu dd'apu scritu in tre maneras diversas, ma fadíat a nd'imperai 4 puru-ca tocat a non cunfundi lingua standard cun lingua literaria e lingua scrita cun lingua fueddada.
Gana ndi tenis de sighiri a discuti?
Custa est cosa longa!

@ Pittau

O Massimo, io parlo di tradizioni letterarie e tu mi accusi di considerare il sardo come una cosa del passato: boh!
Deo iscrio in sardu prus meda de a tie e iscrio in sardu de unu muntone de cosas diversas e tue mi naras ca deo cunsidero su sardu che una cosa de su tempus passadu?
Boh?
Sa chistione de sas dopias: sos unicos istudios istrumentale chi deo connosco a subra de sa longaria de sas cunsonantes dopias (de Bob Ladd e Lughia Molinu) narant ca non b'at differentzia in sa longaria de sas dopias e de sas "scempias". E a sos sardos los connoschent cando faeddant in italianu, ca non faghent diferentzia peruna tra faeddos che "paco" e "pacco".
Su fatu ca tue iscrias "iscrocare" e "iscroccare" mi narat solu ca tue sighes un'ortografia personale chi non sighit sa pronuntzia.
Si b'est calecunu chi non ischit cosa innoghe, cussu non so deo!
E deo t'apo dimandadu de mi narrer proite cheres sas duas trditziones grafica/literarias e non m'as arrespostu.
In un'atra discussione t'apu dimandadu puru de mi narrer inue passat sa lacana intra de logudoresu e campidanesu e non m'as arrespostu.
Castia tui...

Roberto Bolognesi ha detto...

Chi è Hello Bitty, alias Hello Lello, alias Lillo?
È uno che non usa il proprio nome anche se glielo chiedi gentilmente.
È anche uno che, quasi sicuramente, ha letto la mia ricerca sul rapporto tra LSC e varietà tradizionali, visto che sapeva che ho usato anche le parole "internet" e "arioplanu", come dichiaro nella presentazione della metodologia.
Ma soprattutto è uno che ha letto il libro di Contini "Geographie Phonetique et de Phonetique instrumentale du Sarde", visto che sapeva che Contini a pagina 33 Contini parla per grandi linee degli informatori utilizzati.
A me il libro lo ha regalato Contini stesso, altrimenti non avrei saputo come procurarmelo: è del 1987!
Il nostro Lillo Bello ha cercato di farvi credere che io avessi omesso informazioni importanti e che la mia ricerca non sia affidabile: Lillo suggerisce in uno dei suoi messaggi che io potrei aver manipolato i dati.
Nel corso della mia non breve e movimentata vita (literariu annó? :-)) sono stato accusato di molte cose, ma non di essere tonto!
Ve l'immaginate se io-linguista prezzolato disposto a tutto per dimostrare che la LSC è il massimo-avessi manipolato i dati per dimostrare che è il dialetto di Atzara, e non la LSC, la varietà più centrale del sardo?
Sarei davvero un coglione!
Ve l'immaginate se io, per convincervi ad adottare la LSC, avessi manipolato i dati e dimostrato-involontariamente, è chiaro!-che il sardo di Pattada, dopo i dialetti di Mesania, è la varietà più vicina alla LSC, mentre esiste un "vuoto" (piccolo quanto si vuole, ma reale) che separa i dialetti centro-settentrionali da quelli medidionali?
Sarei davvero un fesso!
E ancora più fessi sarebbero quelli che hanno pubblicato la ricerca.
Insomma, delle due una: Lillo pensa che i fessi-e-disonesti siamo noi che manipoliano i dati per farvi vedere i limiti della LSC, oppure che i fessi-e-disonesti siate voi.

Hello Bitty ha detto...

Guardi, Bolognesi, io ho scritto:
"io vorrei provare a falsificare i suoi dati, non voglio rifare la ricerca da capo: mi interessa verificare che quei dati non li abbia inventati, per capirci, è un mio diritto. Mi permette di vederci chiaro? Se non ha niente da nascondere.."
Il mio è un dubbio metodico, come vede, incoraggiato dal fatto che le sue conclusioni non mi convincono manco per niente: continuerò a dubitare dei suoi dati sinché non avrò la possibilità di verificarli uno per uno. Ripeto: è un mio diritto contemplato dal metodo scientifico che lei tanto invoca. Altra cosa sarebbe dire che quei dati sono inventati: io dico invece che non voglio fidarmi, voglio VERIFICARE che non siano inventati. Penso di essere stato chiaro.

Ho scritto che di ciò che dice Contini sugli informatori lei trascrive solo le prime tre righe (più due parole della quarta). Le righe, in totale, sono però 36 (la parte che ha tralasciato inizia con "Un locuteur" e finisce 32 righe più in basso con "personnes"). Sto mentendo? Lo dica chiaro.

Infine, Lillo Bello - come mi chiama lei - si guarda bene dal dare del fesso o del disonesto a qualcuno: pensa solo che la sua sia una pessima ricerca e rivendica la libertà di dirlo (ed è questo che le brucia). E' legittimo? Penso di essere in ottima compagnia, come lei sa bene.
Con me, la rissa non attacca. E adesso le ho dedicato anche troppo tempo.

p.s.: uso un nick e qui è legittimo. Se pensa di essere stato insultato, mi denunci( è facile risalire a me). Alla denuncia aggiunga anche che ho l'opera di Contini in fotocopia.

Roberto Bolognesi ha detto...

--Chissà che il pranzo ti venga meglio della "ricerca" sulla LSC.--
Questo è l'ultimo messaggio di Lillo di sabato.
"Ricerca" tra virgolette.
Anche i bambini sanno cosa vuol dire: "lo dice lui che è una ricerca"!
In un altro messaggio Lillo è ancora più esplicito: "Infine, io vorrei provare a falsificare i suoi dati, non voglio rifare la ricerca da capo: mi interessa verificare che quei dati non li abbia inventati, per capirci, è un mio diritto. Mi permette di vederci chiaro? Se non ha niente da nascondere..."
Insomma, queste si possono, come minimo definire "affermazioni tendenziose".
Le informazioni che Contini da sui suoi informatori in quelle 36 righe: contengono i dati che Lillo pretendeva da me (età, sesso, ecc.)?
No! E allora perché avrei dovuto pubblicarle tutte?
Che lo faccia lui, se è vero che
che Contini ci da quelle informazioni superflue.
Se vuole verificare la mia ricerca, gli ho fornito tutte le indicazioni per farlo: che lo faccia, ma i miei dati non li fornisco a uno che evidemtente ha molto da nascondere, visto che ci nasconde la sua vera identità.
Quanto agli aspetti legali della vicenda: e ita cosa? Incumintzendi a timi ses?
A Lillo non piacciono i risultati della mia ricerca. Sul metodo, finiora, non ha detto niente di sensato.

Roberto Bolognesi ha detto...

Trovato il modo di pubblicare i dati senza che possano essere manipolati da eventuali malintenzionati.

Visitate il sito:

http://www.let.rug.nl/~heeringa/sardegna/

cliccate su data (il primo)

Le trascrizioni sono nell'alfabeto fonetico x-sampa:

cliccate qui per avere le traduzioni in IPA:

http://www.let.rug.nl/kleiweg/sampa/translate.html

ma non se se la cosa funziona.

Auguri!

daniele ha detto...

@Bolognesi

No Robertu, as cumprendiu una cipudda. No t'apu mai nau ca pensau
ca fumus duas "etinias" o, ca is duas bariedadis de su SARDU furint
espressionis de duas identidadis.
Ses fendisì perdiri tempus.
Apu nau ca ddui funt bastantis
differentzias po chi unu cumenti a mei, no nci dda fatzat a si reconnosciri in sa lsc. Cussu chi ti seu narendi immoi, balit po immoi sceti. Cun su tempus, chi nci
dda feus a officializai su sardu
chi già teneus, podit essiri chi is pipius nostus s'ant a accostai
de prus, naturalmenti, cun s'usu
institutzionalizau de su sardu.
Po torrai a su dicursu
chi tui tzerrias "politicu", inci
bolit sceti, e de pressi, una lei
chi ddu impongat su sardu.
Nudda ostat.
Mancu su fattu ca teneus medas
bariedadis po esprimiri su connutu
de donniunu.( castia sa Norvegia)

Aunius ddu seus già, nemus nci ddu
contestat, a su mancu a foras, no
dda scint sa de is centu berritas..
No creu chi fatzas beni a nai a sa genti chi no dda pensat cumenti a tui, ca funti separatistas ( apu intendiu ratzistas puru!).

Primu de dd'acabai: Sa pluralidadi in s'unidadi est unu concettu bedustu meda... Eia, sa lingua
sarda est UNA, eia, seus UNU populu. E no seu deu chi ddu bolu, dividiri.

P.S
(Cumenti no si narat ca su babu
assimbillat a su fillu, su propriu
seu deu chi ligiu e sigu su chi Tziu Pilloni scrit e nara de diora,
ddu nau poita ca m'indi pariat mali
sceti a ddu biri scrittu.)

daniele ha detto...

@Bolognesi

O Robertu, nc'apu torrau a pensai
a propositu de "cipudda", ascurta,
perdonamì, sciu ca no seus amigus,
e no si fait. Pero m'as fattu
un pagu incatzai, biendi ca s'intentu tuu, fut de poniri sa primissa chi ti andàt beni, po s'arrexonu de segus.

Hello Bitty ha detto...

Grazie.

zuannefrantziscu ha detto...

dal prof Massimo Pittau

A R. Bolognesi e a N. Falconi
A Bolognesi, io ho già risposto e obiettato a quella che tu ritieni essere una grande scoperta: “Non è possibile, sul piano fonologico, tracciare una linea netta di separazione geografica fra il campidanese e il logudorese”. Ed io ho risposto: “Non è possibile, sul piano fonologico, tracciare una linea netta di separazione geografica fra le lingue e i dialetti che si parlano ad iniziare da Lisbona nel Portogallo e finire a Vladivostok nella Siberia”. Perché la differenza fra le lingue e i dialetti la fanno i morfermi, non i fonemi. E nel caso del logudorese e del campadanese intervengono queste differenze: i comunissimi morfemi logudoresi -os, -as; sos, sas; -are, -ere; -e, differenti dai corrispondenti campidanesi –us; is; -ai, -i(ri); -i.
È colpa tua, non mia, se non senti la differenza fonetica e semantica fra “iscrocare” «slombare» e “iscroccare” «scoccare».
Dato che non senti neppure la differenza fra pacu «poco» e paccu «pacco», perché non vi fate promotori anche in italiano della grafia “paco postale”. Il tutto a vantaggio della didattica dell’insegnamento in Sardegna sia della lingua sarda, sia di quella italiana.
E poi, perché non scrivete anche “anu invece di annu, calu invece di callu, coru invece di corru, tèsere invece di  tèssere”, e così di seguito? Nello scrivere risparmiereste tempo ed inchiostro.
Mi sembra inoltre che tu stia confondendo tra le “consonanti” e le “lettere”: io già da quando ero studente liceale avevo imparato che la differenza fra gli italiani “cane” e “canne” non sta nel fatto che in “cane” pronunziamo una /n/ mentre in “canne” ne pronunziamo due. In realtà in “cane” pronunziamo una consonante debole o breve, in “canne” ne pronunziamo pure una sola, ma forte o lunga. Ebbene, perché dobbiamo rinunziare ad una tradizione millenaria di scrittura, che indica la lunghezza delle “consonanti” reduplicando le corrispondenti “lettere”? Perché dobbiamo rinunziare a questo lunga tradizione scrittoria, la quale ha fatto le sue prime apparizioni in etrusco, è entrata unanimemente nella scrittura latina, in quella italiana e in quella sarda e la quale serve anche a rispettare la regola della “opposizione fonologica”?
A Nanni Falconi (propriamente D. C.)
È perlomeno curiosa la richiesta di N. Falconi di imporre a noi che siamo difensori dei due standard, campidanese e logudorese, di dimostrare le ragioni della nostra opposizione alla “Limba Sarda Comuna”. L’onere della prova (onus probandi) tocca a voi, quello di dimostrare le ragioni per le quali noi dobbiamo rinunziare ai due standard. E dato che ho citato una frase latina, mi si permetta di citarne un’altra presa dal latino della giurisprudenza: Melius est condicio possidentis quam non possidentis; che significa (non per N. Falconi, ma per i comuni lettori): ad es. in una contesa giuridica tra fratelli per il possesso di una casa, sta molto meglio chi vi abita che non chi ne è fuori.
Io nel mio logudorese di marca nuorese ci sto e ci sto bene (e ringrazio Pilloni che lo ha apprezzato e difeso) e allora perché lo debbo abbandonare per seguire l’utopia della “Limba Sarda Comuna”?
E pure molto imprudente è stato N. Falconi a definire “razzista” la difesa che in molti stiamo facendo dei due standard: razzista è lui, quando contrabbanda il suo “logudorese del Goceano”, semplicemente camuffato con la grafia spagnolesca e colonialista, per “Lingua Sarda Comuna”, mostrando di ritenere che i Campidanesi non siano capaci di accorgersi del giochetto!

Roberto Bolognesi ha detto...

Caro Massimo, mi duole ricordarti che sono io che ho conseguito un PhD in fonologia, non tu.
Io non mi permetterei mai di usare con te questo tono, quanto si tratta di stabilire un'etimologia.
Tui sei il glottologo, io il fonologo, po prexeri!
Tu dici che io avrei affermato che “Non è possibile, sul piano fonologico, tracciare una linea netta di separazione geografica fra il campidanese e il logudorese”.
Dove l'avrei fatto? Io non mi sono mai limitato al "piano fonologico", ho sempre detto chiaramente che anche dal punto di vista lessicale e morfologico questo confine netto non si vede.
Forse a questo punto è meglio chiuderla qui.
La mia ricerca è lì, chi la vuole consultare e/o verificare può farlo.
Si può solo discutere su cose verificabili...
Saludos

Roberto Bolognesi ha detto...

@daniele!
si biit ca ses una persona gentili!
Atru chi custu m'ant nau!!!
Pensa su chi bolis, ma deu apu cumprendiu mali.
E forsis tui puru ti ndi ses pesau a paneri trotu! :-)
Tui bolis duus standards poita ca ddus bolis?
E tenis su deretu de ddu bolli!
Deu ndi bollu unu e puru su deretu de scriri comenti mi parit e praxit.
Po mei is positzionis politicas tua e mia funt craras: prus de cussu, cun custa discussioni non bolemu tenni.

Roberto Bolognesi ha detto...

Lillo ha scritto "grazie"!
A chi?
A me, per i dati?
"Ho il diritto a quei dati!
E a non lavorare per ottenerli!"
I dati erano disponibili in quel sito da anni: da sempre!
O Lillo!
Ge ses a froris!
Erano lì nel sito della Rijksuniversiteit Gronigen-un istituto pubblico olandese-ma tu non potevi credere che esistessero, vero?
Erano lí, sistematizzati grazie all'aiuto di ricercatori di livello internazionale e custoditi da loro.
Tu pensi che tutti facciano come te, vero?
Se mi serviva una conferma sulla sua identità l'ho avuta.
Nella Sardegna linguistica c'è soltanto uno che abbia un ego così indebitamente smisurato.
O Lillo, 10 dis a oi femu papendi "calçots" e bufendi cava.

Roberto Bolognesi ha detto...

P.S. e anche soltanto uno a cui Contini non regalerebbe mai il suo libro, naturalmente!

p.atzori ha detto...

piuttosto che continuare senza esito queste discussioni - io sarei per la LSC proposta da Bolognesi - mi accontenterei per ora di far partire i due standard come li desidera prof. Pittau, o Blasco Ferrer e chissa quanti altri. La cosa da evitare è continuare per 30 anni a dibattere mentre la nostra lingua rischia l'estinzione e continua a non venir insegnata a scuola.

zuannefrantziscu ha detto...

@ Piero Atzori
Avvertimi, amico mio, quando saranno pronti gli standard logudorese e quello campidanese. Io intanto mi faccio un riposino di un paio di lustri.

PS - Svegliami con dolcezza, perché dopo un lungo sonno sono un po' irritabile :-)

riccardo serreli ha detto...

ho seguito il dibattito e rimango dell'idea che il doppio standard sia la soluzione migliore e anche a livello politico non ritengo indispensabile l'unità linguistica come base fondante dell'identità di popolo considerando inoltre la presenza anche del gallurese e del sassarese ( più i limitati algherese e carlofortino);
per quanto riguarda la grafia del sardo, io attualmente uso una grafia simile alla lsc ed allo standard oggi in uso nella provincia di Cagliari (b. Ferrer ed altri). apu imparau a chistionai e a scriri castiendi su lìburu de Lepori e agoa apu biu is atras grafias. po su chi narant su prof. Pittau e su scriidori Pilloni seu de acòrdiu po is standard (cali sardu scriri), ma no po sa grafia ca deu no mi inc'agatu.mi sembra di aver capito che è un tipo di grafia "storico-etimologico" ma sinceramente avrei spesso dubbi su come scrivere alcune parole (es. scupeta/scupetta derivante da cast. escopeta)il metodo "fonologico" per me è più facile da seguire.....
a si biri mellus

p.atzori ha detto...

Dunque ZFPintore stanno menando il can per l'aia i vari Prof. Pittau Blasco Ferrer, eccetera. Allora sono loro che responsabilmente dovrebbero aiutare a portare a scuola la LSC.
Intanto l'assessore Baire ha avanzato la sua bozza di disegno di legge regionale sulla scuola, dove si dà ampio spazio all'insegnamento del sardo. Ecco il link, tratto da Sardegna e libertà:
http://www.sardegnaeliberta.it/docs/ddl%20scuola.doc
Art.4 - Promozione dell'identità, della lingua e della cultura della Sardegna
1. La Regione Autonoma della Sardegna riconosce, tutela e promuove attraverso specifici interventi la conoscenza e la valorizzazione della cultura e della lingua sarda nell'ambito del sistema regionale di istruzione e formazione, per dare piena attuazione in ambito scolastico a quanto previsto dalla legge 15 dicembre 1999, n.482, e dalla legge regionale 15 ottobre 1997, n.26. seguono altri due commi. Piero Atzori

riccardo serreli ha detto...

@ZuanneFrantziscu

uno standard campidanese anche grafico esiste già, ed è stato presentato se non ricordo male ad ottobre 2009.

Davide Corda ha detto...

@ Prof. Massimo Pittau

Dopo aver letto il suo interessante messaggio nella mia mente si è insinuato un dubbio: non riesco a capire se nei luoghi in cui la proununcia è "As mammas" (Baunei o giù di lì, per intenderci) si parli Logudorese o Campidanese.
Dato che lei è persona erudita e molto sicura di ciò che afferma potrebbe farmi la cortesia di risolverlo?
Non vorrei, infatti, che questi luoghi siano un ricettacolo di pericolosi terzovariantisti.

p.atzori ha detto...

parlo del sardo scritto da insegnare a scuola. Per il parlato, soprattutto alle elementari, è giusto mantenere il sardo del singolo paese. Il discorso si pone comunque per quei paesi dove non nascono o quasi bambini, quelli sotto i 500 abitanti, i cui pochi bambini dovranno frequentare le scuole di paesi vicini.

zuannefrantziscu ha detto...

@ donovan

Mi pare di aver capito che Franco Pilloni (uno che il sardo lo usa eccome) non sia tanto d'accordo sul fatto che quello standard "campidanese" si possa applicare alla Marmilla. Né ad Oristano, dove è stata adottata la LSC per quel che è, lingua amministrativa. Né in Ogliastra, dove è successo lo stesso.

@ Piero
Appunto, la 482 che parla di tutela del sardo, non del "logudorese" o del "campidanese". Credo dovrò dormire ancora di più, visto che bisognerà anche convincere il Parlamento a fare una nuova legge. D'accordo, naturalmente, sul fatto che a scuola bambini e ragazzi devono usare il loro dialetto.

Roberto Bolognesi ha detto...

La reazione di P. Atzori ci dimostra ancora una volta come l'obiettivo dei nemici dell'unificazione del sardo sia semplicemente quello di stancare il pubblico.
Loro non devono convincere nessuno: basta che riescano a fare casino e a dimostrare che loro-gli anonimi, la gente!-non sono d'accordo.
Ma sono loro la mitica "gente"?
Contiamoli: quanti sono in questo blog?
E gli altri?
Gli unici dati obiettivi disponibili sono quelli della ricerca sociolinguistica curata dalla Prof. Oppo-emerita: i favoreli all’introduzione di una forma scritta unica della lingua locale per la pubblicazione
dei documenti della Regione Sardegna sono il 37,8; i parzialmente favorevoli sono il 19,9; i parzialnmente contrari sono il 7,8%; i totalmente contrari sono il 31,4%.
Una maggioranza netta è a favore.
questo vuol dire che gli altri devono tacere?
No! Ma vuol si dire che sono la minoranza!
E poi la lingua ufficiale unica per la Regione non è la lingua unica che tutti dovrebbero usare: qui gli oppositori, sia quelli in buona fede che gli altri fanno una grande confusione.
Nisciunus est abetendi a Francu Pilloni a scriri in LSC!
E poi cos'hanno da proporre in alternativa? niente, il vuoto, il continuare a non far nulla in nome della tradizione.
La tradizione principale in Sardegna in fatto di scrittura è quella di scrivere in italiano.
Li sentite mai protestare contro questa tradizione?
Ammetto però che altra gente-fra cui Francu Pilloni e Daniele-scrivono in sardo e sono coerentemente attivi nella varietà del sardo che loro difendono.
Ma avete mai sentito Francu Pilloni protestare contro l'invadenza dell'italiano?
La tradizione: la sacrosanta tradizione!
Stando agli unici dati che abbiamo a disposizione (sempre quelli della ricerca sociolinguistica curata dalla Prof. Oppo-emerita) il 16% dei sardi scrive in sardo (o meglio: nella lingua locale).
L'84% non lo fa.
Questa è la tradizione-lo status quo che Lillo-non vuole modificare.
Come stavano le cose nel passato?
Non ci vuole molto a capire che prima le persone che scrivevano-e leggevano-in sardo erano ancora meno: molte di meno!
Leggetevi il libercolo che propone lo standard "campidanese", sponsorizzato da Graziano Milia: l'uomo che restituì allo stato i soldi della 482/99.
Contate il numero di "fondatori" del "campidanese" e piazzateli nel tempo.
Avrete un'idea di quanto antica e diffusa sia questa tradizione.
Fermo restando che-malgrado tutta la mia immaginazione-non riesco a capire come dei "cantadoris" potessero fondare una tradizione ortografica.
E ita cantánt cun is "sottotitoli"?
Continuino pure a far casino: noi continueremo a cercare di capire e a fare proposte.

zuannefrantziscu ha detto...

dae Nanni Falconi

Che depia giomper a sos sessant'annos pro intender a calecunu nendemi chi so ratzista? E ite diàulu su professò! Mi faghet meraviza ca bostè lu connoschet bene su sardu chi no apat cumpresu bene su chi apo nadu.
Non li piaghet sa grafia mia cun una sola consonante? E ite bi poto fagher? a mie emmo e mi b'agato bene. Finas a como non b'at peruna lege chi mi las imponet, gasi comente capitat in italianu. Non b'at perunu mastru chi mi las at a marcare in ruju, e cherzo isperare chi non b'at a esser mai.

Davide Corda ha detto...

Tiu Zuà, ma no est chi mi azis confusu cun Riccardo?
Deo la penso gai etotu e in prus bi poto azungher sas risadas chi m' apo fatu cando apo lèzidu sa coniugassione de su verbu "Essi"

http://academiadesusardu.files.wordpress.com/2009/07/arregulas.pdf

zuannefrantziscu ha detto...

@ Donovan

Perdona, tenes resone

Hello Bitty ha detto...

Continuiamo a divertirci allora.

Bolognesi oggi, h. 11.07:
"Trovato il modo di pubblicare i dati senza che possano essere manipolati da eventuali malintenzionati.

Visitate il sito..."

Bolognesi oggi, h. 17,40:
"Erano lì [i dati] nel sito della Rijksuniversiteit Gronigen- un istituto pubblico olandese - ma tu non potevi credere che esistessero, vero?
Erano lí, sistematizzati grazie all'aiuto di ricercatori di livello internazionale e custoditi da loro."

Continui a umiliarmi con questi esercizi di logica, la prego. Ma mi ri-rifaccia il piacere, o Bolognesi!

p.s.: il tu dallo ai tuoi cari, io non ti ho dato il permesso, se vuoi essere un tantinello educato.

Roberto Bolognesi ha detto...

I miei cari il tinello non lo avevano-o Lillo!-e l'etichetta di Internet da ragione a me: qui le persone educate si danno del tu.
Ma hai capito perfettamente: non ho alcun rispetto per te.
Semplicemente non te lo meriti!

Roberto Bolognesi ha detto...

Siamo alle solite?
Il Prof. Pittau pretende di rilevare differenze nella pronuncia delle consonanti che i fonologi (Bob Ladd e Lucia Molinu) con le apparecchiature dei laboratori di fonetica non riescono a registrare.
Viene da pensare a poteri paranormali....
Pittau ignora anche la mia richiesta di indicare il confine tra i suoi logudorese e campidanese (richiesta fatta in un'altra discussione in questo blog) e mi attribuisce sulla questione dichiarazioni che non ho mai fatto.
Contemporaneamente il Signor Lillo, pretende contemporaneamente di insultarmi (si vedano la questione dei dati selezionati dal computer e le sue insinuazioni sulla mia integrità: ha addirittura messo in dubbio che io la ricerca l'abbia effettivamente effettuata!) e di essere rispettato.
Insomma il solito casino in cui un lettore qualsiasi si perde e si stufa.
Ma sono successe anche altre cose.
Alcuni interventi hanno messo in chiaro il forte legame emotivo che una parte dei sardi ha per la varietà in cui scrive.
Per questa gente ho tutto il rispetto che si meritano: questi sono anche fra quei pochi sardi che il sardo scritto lo usano effettivamente.
Io penso che di questi sardi bisogni assolutamente tenere conto.
Questo i sabotatori di mestiere non riusciranno a sabotarlo.

Hello Bitty ha detto...

Guardi, Bolognesi, con me non attacca, non attacca proprio.
Punto I: io non l'ho insultata, non glielo do questo vantaggio di fare la vittima.
Ho invece inteso esprimere dei dubbi sulla sua ricerca, e li confermo tutti: le ho chiesto di poter falsificare i suoi dati, per vedere che quei dati fossero reali (metodo scientifico!). Lei prima ha detto che non me li dava, poi che aveva trovato il modo di metterli on-line senza che qualche malintenzionato li potesse manipolare: l'ho ringraziata per questo, e mi sto mettendo al lavoro. Subito dopo, però, ha detto che quei dati erano on-line da un sacco di tempo... Quale è quella buona?
Se per lei essere insultati significa che qualcuno non crede alla bontà del suo lavoro, mi pare che abbia dell'insulto un'idea molto vaga.
E' anche vero che ho messo "ricerca" tra virgolette: infatti non penso che la sua "ricerca" sia un esempio da prendere a modello. Come vede me la prendo con la sua ricerca, non con lei (lei invece mi ha detto che non capisco "una mazza" di questo e di quello: chi è che insulta?).
Punto II: uno dei punti critici del suo lavoro è la lista delle parole selezionate. Non sono il primo, e non sarò l'ultimo, a dirle che quella lista è assurda. Lei si difende dicendo che si è trattato di una selezione randomizzata operata dal computer: bene, dovevate guidarlo meglio il computer, perché il computer non nasce "imparato". E' ovvio che gli sviluppi fonetici che hanno differenziato le varietà sarde si sono svolti nel tempo: dunque, secondo me, bisognava selezionare parole che non fanno parte degli strati più recenti del lessico, bensì soprattutto parole acclimatate foneticamente. Cosa credeva di poter dimostrare con "internet" e compagnia?
Punto III: E’ ovvio che non esiste una linea di confine precisa fra logudorese e campidanese: si sa bene che i confini dialettali non sono netti, ma sfrangiati, sfumati (in passato si parlava di zone grigie). Esiste però un fascio di isoglosse significative che separa il cosiddetto logudorese dal cosiddetto campidanese:
a) palatalizzazione delle velari: tipo kélu vs čélu;
b) chiusura delle -e e delle -o finali: tipo sètte vs sètti e tipo òtto vs òttu;
c) art. det. sos, sas vs is;
d) presenza/assenza di i- prostetica: tipo iskála vs skála;
e) presenza/assenza di a- prostetica davanti a r-: tipo rána vs arrána.
A queste si aggiungono altre isoglosse di tipo lessicale e morfologico. E’ evidente che, sulla base di altre isoglosse si può proseguire ulteriormente nella partizione dialettale: ad es., Virdis (Aree linguistiche, in LRL) individua 7 subdialetti all’interno del campidanese e 3 all’interno del logudorese. Lo stesso Virdis, poi, individua anche una varietà nuorese (“nucleo compatto di conservatività”) e una arborense: precisa però che “la divisione fondamentale è quella bipartita”, perché “i dati che distinguono il logudorese dal campidanese, distinguono anche quest’ultimo dal nuorese”. L’area arborense, invece, “si definisce in negativo” (zona in cui le isoglosse si intrecciano). Penso sia una classificazione per lo meno legittima: o esiste solo il suo lavoro? Pensa di essere il più bravo? Per me invece il suo lavoro è il peggiore di tutti: giudizio mio (e noti: parlo del suo lavoro, non di lei).
Occorre anche considerare che, dal punto di vista percettivo (esiste anche una linguistica che si occupa di queste cose), non tutte le isoglosse hanno lo stesso peso per determinare affinità e distanze: la riduzione vocalica del campidanese in sillaba finale, ad es., è percepita come una frontiera molto marcata.
Punto 4: vuole farsi ancora male? Se vuole continuo.

Roberto Bolognesi ha detto...

Attendo con le ginocchia tremolanti questa verifica.
Si renderà conto che tutti i vari fenomeni che Contini presenta sono anche tutti presenti nei dati.
E con il vantaggio-dato che si tratta di una ricerca quantitativa-di comparire in modo proporzionale alla loro diffusione.
Forse allora potrà apprezzare la superiorità della selezione randomizzata dei dati, cosa che attualmente lei non riesce a cogliere: ho tradotto il concetto di "mazza" nel linguaggio che meriterebbe uno che ha il coraggio di farsi riconoscere.
Ma,naturalmente, da uno che opera da dietro "su muru a bullu" di un nick, mi attendo soltanto la ripetizione di comportamenti già verificati in passato.
Per la cronaca, nel lavoro di Contini la chiusura delle vocali medie finali nei dialetti meridionali fornisce soltantodue isoglosse: nel mio lavoro la distanza tra [e] e [i] viene contata tutte le volte che questo contrasto compare.
In altri termini, questa analisi da esatta,mente molta più importanza al fenomeno di quandopossa darglene l'analisi qualitativa di Contini. Del resto per la situazione dialettologica della Norvegia, le misurazioni effettuate da Heeringa-con questa metodologia-coincidono largamente con le percezioni dei parlanti di altri dialetti.
Continui pure a farmi male, la prego!

Roberto Bolognesi ha detto...

I comici più divertenti sono quelli che non hanno intenzione di farci ridere:

"A queste si aggiungono altre isoglosse di tipo lessicale e morfologico. E’ evidente che, sulla base di altre isoglosse si può proseguire ulteriormente nella partizione dialettale: ad es., Virdis (Aree linguistiche, in LRL) individua 7 subdialetti all’interno del campidanese e 3 all’interno del logudorese. Lo stesso Virdis, poi, individua anche una varietà nuorese (“nucleo compatto di conservatività”) e una arborense: precisa però che “la divisione fondamentale è quella bipartita”, perché “i dati che distinguono il logudorese dal campidanese, distinguono anche quest’ultimo dal nuorese”. L’area arborense, invece, “si definisce in negativo” (zona in cui le isoglosse si intrecciano). Penso sia una classificazione per lo meno legittima: o esiste solo il suo lavoro? Pensa di essere il più bravo? Per me invece il suo lavoro è il peggiore di tutti: giudizio mio (e noti: parlo del suo lavoro, non di lei)."

Questo mi rinfaccia il nostro eroe!
Ma cosa dice la peggiore ricerca dialettologica mai eseguita sul sardo?

"In termini di regioni storiche, questa fascia linguistica di Mesania comprende il Guilcer, il Barigadu, il Mandrolisai e la Barbagia di Belví. Virdis (1995), per esempio, ha indicato questa varietà come “Arborense”, separandola nettamente dal logudorese. Come si vede, è bastato dare al computer l’ indicazione di distinguere tra 8 varietà del sardo per arrivare, se si escludono i casi speciali di Seneghe e di Laconi, ad individuare 6 varietà naturali e internamente omogenee del sardo. Una di queste varietà, ben distinta sia dal logudorese centrale che da quello settentrionale, come anche dalle altre varietà, si pone come
varietà intermedia tra tutte le altre, soprattutto se si tiene conto dello squilibrio quantitativo
provocato dalla sovrabbondanza di vocali medie (e di fenomeni ad essa strettamente collegati
in fine di parola), rispetto alle corrispondenti vocali alte (e all’assenza delle consonanti) dei
dialetti meridionali. " (la LSC e le varietà..., pag. 27)

Lillo non sa nemmeno quello che c'è scritto nella mia ricerca!
La "peggiore ricerca dialettologica sul sardo", dice sulla questione dibattuta-dove passa il confine tra "logudorese"e "campidanese"?- quasi esattamente quello che dice lui, facendo riferimento alla stessa letteratura!
Ma Lillo non lo sapeva!
Capito adesso perché si nasconde dietro lo pseudo di Kitty inc...?
Ve lo immaginate adesso lui che verifica tutti i dati (200 parole! E in un'alfabeto fonetico che lui non conosce! E li confronta con i dati di Contini, che sono rappresentati da una ragnatela di isoglosse? C'e da lavorarci per un'anno! Ma probabilmente metterà a lavorare dei poveri studenti o neolaureati alla fame, sventolando la possibilità di un contratto a termine.
Preparatevi ad altre barzellette!

zuannefrantziscu ha detto...

dal prof Massimo Pittau

Nella complessa e anche molto confusa discussione che stiamo tenendo attorno alla “lingua sarda oggi”, in effetti c’è stata finora una grave assenza: quella dei poeti. Ed invece i poeti sono da molto tempo e pure attualmente i veri e quasi solitari “fruitori” e dunque i veri “difensori” della lingua sarda. Se la lingua sarda si salverà, il merito non sarà di noi accademici, né dei “tecnici” della lingua e tanto meno dei politici, ma sarà dei nostri poeti, campidanesi e logudoresi. A sos poetes de Sardigna; si sa limba sarda si sarvat, su méritu prus mannu est issoro è la dedica che ho scritto in una mia opera che è sotto stampa.
Quanti sono i poeti che scrivono in lingua sarda: basandomi sul fatto che circa 15 anni fa nel Premio Romangia di Sennori noi membri della Commissione giudicatrice abbiamo letto e giudicato più di 600 componimenti, io ritengo che in Sardegna esistano circa 2.000 poeti, i quali sono puntualissimi nel mandare di volta in volta i loro componimenti ai numerosi premi di poesia che si bandiscono in Sardegna. Ebbene questi 2.000 poeti hanno fatto la loro scelta, senza alcun tentennamento: tutti scrivono o in campidanese letterario o in logudorese letterario.
E sono, queste, le due varietà del sardo ormai fortemente standardizzate, tanto che è difficile per i Commissari, anche se sono molto esperti, di riconoscere se un poeta campidanese è della Marmilla oppure del Sarrabus, della Trexenta oppure del Sulcis. E la medesima cosa avviene per i poeti che scelgono il logudorese: è pressoché impossibile per i Commissari comprendere se si tratta di un poeta del Goceano oppure della Planargia, del Meilogu oppure dell’Altipiano di Abbasanta. Solo per il logudorese da qualche decennio si è determinata una certa frattura, dato che per merito di alcuni poeti di valore (Giovanni Piga, Franceschino Satta, Publio Dui, Gonario Carta Brocca, ecc.), si è fatto avanti pure il suddialetto del Nuorese, distinguendosi alquanto dal logudorese comune. (A questi poeti accosto ed aggiungo doverosamente anche alcuni prosatori, pur’essi di valore: Francesca Cambosu, ancora Giovanni Piga, Michelangelo Pira e Gianfranco Pintore, i quali nei loro romanzi hanno adoperato i loro dialetti rispettivamente logudorese-nuorese, logudorese-bittese e logudorese-baroniese). Ed allora:
1) Sui sostenitori della “Limba Sarda Comuna” cade l’onere di dimostrare le ragioni per le quali gli unici veri e sistematici fruitori della lingua sarda, i poeti, debbano rinunziare a quella che adoperano comunemente e anche egregiamente, per seguire invece questa “Limba Sarda Comuna”, che neppure i suoi sostenitori adoperano, se non raramente e perché sollecitati.
2) Ho finalmente compreso una cosa importante: la grande trovata dei creatori della “Limba Sarda Comuna” consiste nella adozione della loro grafia: “acatare, fatu, note, sete, oto, tapu, tzopu”, ecc. invece di “accattare, fattu, notte, sette, otto, tappu, tzoppu”, ecc. Pur sorvolando sul fatto che gli inventori di questa trovata non s’accorgono con la loro scelta di rischiare il ridicolo, su di loro cade l’altro onere di dimostrare le ragioni per le quali i poeti sardi debbono rinunziare alla grafia tradizionale della lingua sarda per optare per quella della LSC, la quale è antistorica, antietimologica, antifonologica, spagnolesca e quindi colonialista.
3) R. Bolognesi insiste nel dire che la “fonologia sperimentale” non ha trovato alcuna differenza fra pacu «poco» e e paccu «pacco». Peggio per la “fonologia sperimentale”, dato che invece quella differenza i parlanti sardi la sentono ed afferrano alla perfezione. Sono i limiti arcinoti di questa disciplina, che evidentemente non ha ancora trovato strumenti adeguati per le sue ricerche: tanto è vero che essa non ha trovato alcuna differenza tra l’italiano “pèsca (frutto del pesco)” e “pésca (pescagione)”, differenza che invece è del tutto chiara per i padroni di casa della lingua italiana, i Toscani.

zuannefrantziscu ha detto...

Io mi guardo bene dall’identificare i miei scritti con la Glottologia o Linguistica Storica tout cuort; ma R. Bolognesi veda di non identificare i suoi scritti con la “fonologia sperimentale”. E pertanto non ci venga a dire che la fonologia sperimentale si interessa anche di morfermi, cioè di morfologia!
4) Io ho già scritto a chiare lettere che nella scuola di ciascun paese si deve insegnare e soprattutto adoperare il dialetto locale nel momento educativo del “parlare”; col che riusciremo a interessare anche le famiglie dei bambini e ragazzi. Invece nel momento dello “scrivere” si deve insegnare loro il campidanese letterario nel Meridione della Sardegna e il logudorese letterario nel Centro-Settentrione. Questa mia poposta evidentemente vale anche per Baunei (sto rispondendo a un interlocutore).

Hello Bitty ha detto...

Mio raffinatissimo interlocutore!
Oggi facevo lavori di giardinaggio, mi rilassa, e pensavo a tutt’altro. Poi, dalla casa di un vicino, ho sentito una vecchia canzone degli Alphaville, Big in Japan, e ho pensato a lei, che si fa big in Holland: ogni tanto dice x-sampa, fonologia sperimentale, misurazioni dialettometriche e si sente importante, noi siamo gli Zulù. Mi fa quasi tenerezza, cucci cucci.
Mi fanno sorridere anche le sue acrobazie: prima dice una cosa, poi il contrario, poi sorvola... (si ricorda tutto quello che ha detto sulla pubblicazione dei dati della sua ricerca?). Adesso viene fuori che anche per lei, come per Virdis (per Spano, per Wagner ecc.), la partizione dialettale fondamentale all’interno del sardo è quella fra logudorese e campidanese. Triplo salto mortale rovesciato, bravissimo!
Ascolti, mi pare che lei si faccia già male da solo, per cui la lascio fare, ma non esageri: ormai è tutto scritto, chi si vuole fare un’idea può farsela e può valutare.
Poi vedremo, fra qualche anno, se della LSC e del suo studio geniale rimarrà traccia: io qualche dubbio ce l’avrei.
Infine, ognuno ha le sue preferenze: per ridere, io preferisco la linguistica da cabaret.
Niente di personale, ovviamente.

Roberto Bolognesi ha detto...

o Lillo, a bugie non ti batte nessuno.
Addio!

larentup@gmail.com ha detto...

ZFR! Pensas aberu chi custa discusione, fatta prus cun sa istrale chi non chin sa pinna, serbat aberu pro su cras benidore de sa limba sarda? Chie s'acurtziat a nou a custos temas, bidende custu marturellu de polemicas e de inzurzos, ite pensas chi facat? Nos mandat totus a c....

Davide Corda ha detto...

Caro timidissimo Lollo Bitty, finora si è scherzato, ma adesso sarebbe il caso iniziare a fare i seri.

1)Poniamo anche che la ricerca di Bolognesi sia fasulla, falsificata da lui stesso per un qualche motivo non meglio precisato. Pensi che la tua personalissima ed astrusa teoria della doppia variante divenga più credibile solo per questo motivo? O sei così ingenuo da credere che la temperatura cambi solo perchè il termometro è stato starato?


2) Ogni divisione del sardo è perfettamente legittima, compresa quella di Maurizio Virdis. Le differenze tra te e lui sono:

- Lui ha l' onestà intellettuale di riconoscere che si tratta di una sua personale interpretazione della situazione della lingua sarda e non ha la pretesa che sia valida in assoluto.

- Indica con precisione quali siano le isoglosse di riferimento per ogni divisione, tu non sai fare altro che tirare fuori la fesseria del "fascio di isoglosse".

- Last but not least: non la ritiene una pregiudiziale per l' unificazione ortografica del sardo!


3) Tutta la tua teorizzazione è basata sulla CONTINUA CONFUSIONE TRA SCRITTO E PARLATO, ovvero:

- Prendi come unico riferimento le differenze costantemente presenti nelle due tendenze ortografiche.

- Fai una grossolana valutazione dei vari dialetti riconducendoli all' una o all' altra tendenza sulla base della loro maggiore o minore somiglianza ad una della due tendenze.

- Quando queste differenze presenti nello scritto iniziano a mescolarsi tra loro l' unica giustificazione che riesci ad addurre per tappare la falla è: "si tratta di un fascio di isoglosse".
Cosa pensi che siano il "logudorese" e il "campidanese" se non fasci di isoglosse?
E se entrambe costitiscono (a tuo giudizio) delle varianti della lingua sarda perchè non dovrebbe esserlo anche il fascio di isoglosse centrale? Rispondi a questo, visto che ti piace tanto il ruolo dell' inquisitore.
Sono generoso e ti do un suggerimento: lo fai perchè NON ESISTE UNO SCRITTO CHE TI DIA DEI PUNTI DI RIFERIMENTO! (Here we are again!)

- Anch' io potrei sostenere che all' interno della lingua sarda esistano soltanto il baroniese e il sulcitano e che tutto ciò che c'è in mezzo sia un semplice "fascio di isoglosse". Il risultato sarebbe quello di fare una divisione la cui credibiltà è perfettamente uguale alla tua: nessuna.

Ciao Lollo e riguardati!

Hello Bitty ha detto...

Signor Donovan,
io con lei non ci perdo tempo.

Davide Corda ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Davide Corda ha detto...

Signor Lollo, mi aspettavo almeno una scusa più originale...

Roberto Bolognesi ha detto...

@ Larentu: custa discussione-e fata propriu gai-est serbida a mie a cumprender a chie fiat "L'Uomo Mascherato" e ite cheríat.
Como l'isco e as a bier ca in pagu tempus (chistione de dies) apo a torrare a scrier pro a tie e pro sos ateros chi cherent cumprender.

zuannefrantziscu ha detto...

dal prof Massimo Pittau

Gentile Dott.a Losi,
quasi certamente Lei ricorderà che io sono entrato, per la prima volta, nel dibattito relativo alle supposte iscrizioni nuragiche con un articolo intitolato De Interpretandi Ratione, col quale ricordavo una serie di regole che l’epigrafia scientifica richiede ed impone a chi affronta lo studio di una nuova iscrizione. Quel mio articolo terminava con questa testuale considerazione: “Ovviamente io non mi illudo che tutte e singole tesi da me esposte e sostenute in questo mio scritto siano accettate da tutti coloro che le leggeranno. Ebbene, si facciano avanti per contrastarle; parliamone senz’altro, ma parliamone con pacatezza e serenità e soprattutto con reciproco rispetto.”
E il risultato fu quello che tutti i frequentatori del presente blog conoscono: invece che avere risposte alle mie domande, sono stato subito investito da una serie di contumelie e di insulti di ogni genere, serie che è andata avanti intervento per intervento con un crescendo wagneriano, che è stato espresso anche con gli appellativi di “borioso, disonesto, bugiardo, calunniatore” …..
Ebbene, gentile Dottoressa, non Le sembra eccessivo il chiedermi di ritentare la prova?

Unknown ha detto...

ma custa lsc itta iada a essi scetti usada me is istitutziones o me iscollas puru?e pò istitutzionis itta s'intendidi?
sa regioi scetti o is communus puru?
poitta sa cosa no si cumprendidi meda
ki sa regioi scridi in sa lsc poidi puru andai bei,rappresentada tottus is sadrus,anda malli ki a da scrì esti su comunu o peus is iscollas,bai spiegasiddu a sa genti ca is fillus deppinti cristionai cun fueddus ammesturausu a su cabesusesu,gia innoi si murrungiada candu cristionanta is casteddaiusu,mancu malli sa genti esti attaccada meda a sa limba

Roberto Bolognesi ha detto...

@ Marcello
Saludi o Marcello!
Ma non iat essi ora de andai a si castiai sa chistioni de sa LSC in su logu aundi sa LSC est presentada in manera uficiali?
Sa LSC est sa lingua giuridicu-amministrativa de sa Regioni: custu narat sa delibbera.
Iat essi mellus a imperai sa LSC in sa scola?
Custa est materia de dibbatitu, ma sa LSC non est fata po cussu.
Donniunu (persona privada o pubblica) est libberu de dd'imperai o de dda lassai a una parti.
Totu s'atru chi narant est propaganda politica.

sardus filius ha detto...

caru Roberto sa Delibera de sa Regione (mancari nerzat su chi chelzat) est de cunsiderare "paberi de istrazzu" essende contraria a sos principios dispostos da sa legge. Podet esser' finas de cunsiderare propaganda politica, ma da incue a cunsiderare sa LSC limba giuridicu-amministrativa de sa Regione bi nde passat. Custa isvista est devida a sa mancantzia de titulos e de cumpetenzias de sos relatores chi bi fun' in s'atopu organizadu da sa Regione in s'Hotel Regina Margherita de Casteddu una chedda de annos como.
Cando unu linguista faeddat de isoglottas e de alloglottas, de ricercas e istudios subra sa limba (pius o mancu tendenziosos) si podet finas passare susu e lassare passare, ma cando poi si chilcat de fagher' passare s'obrobriu po una chistione giuridica e amministrativa, tocat de s'impuntare e si frimmare. Sos delirios de onnipotenzia chi bos hat bidu impignados in custos annos no podet giustificare su chi ses' nende. S'art. 1 de sa L. 482/1999 narat chi sa limba uficiale de sa Repubblica est s'Italianu (su sardu, calesisiat ti chelzas leare a seberu, tenet solu unu valore folcloricu, no tenet valore legale e no produit effetos giuridicos).
Mi paret chi siat che cuddu chi li das unu poddighe e si che leat su bratzu!
Si su sardu no est ancora 'istadu inseridu in sos insegnamentos de sas iscolas publicas si devet a totu su matzamurru chi in custos annos s'est fattu in sa Regione, a poi chi sos sardos ch' han' mandadu a domo a Soru sa dibata s'est posta unu pagu a banda e como la ses' torrende a cumintzare cun sos matessi tonos ma, mi dispiaghet po te, dogni cosa podes narrer' pro sa LSC, chi siat limba po napoletanos chi che furan su tribagliu a sos sardos, utile a iscrier' romanzos de fantasia, ma da incue a la cunsiderare limba giuridica e amministrativa de sa Regione est comente chi si ponzat su die cun su notte!!!

p.atzori ha detto...

Bolognesi a Marcello:

"Iat essi mellus a imperai sa LSC in sa scola?
Custa est materia de dibbatitu, ma sa LSC non est fata po cussu."

Jeo dia narrer ca emmo, dia essere cosa bene fatta de attire sa LSC in sas iscolas, nessi in sas superiores. Mentras in sas iscolas elementares e in sas medias dia essere menzus a introduire su sardu de su logu inue si bivet. De su restu s'ischit ca in sos liceos e in sos istitutos tennicos sos dozentes 'enint de iddas e zitades diversas e faeddant unu sardu diversu(jeo insinno in Sassari e seo 'ilartzesu). Sa chistione est de zare su titulu a chie su sardu ddu mazzula bene. Po non zare titulos de badas, a amigos e parentes, bisonza de sighire sas regulas europeas. Po custu ddue cheret sa LSC. Si nono in donnia zassu depimos nominare una commissione chi istabilit chie meritat de insinnare su sardu e chie nono.
Una limba iscritta unica dia serbire puru po aunire sos sardos.

Unknown ha detto...

Egregio Dottor Bolognesi,

premetto che non sono sardo e non parlo sardo (ma mia madre lo parlava). Sono "bolognese", il che sembra quasi un gioco di parole col suo cognome, ma tant'è...

Vorrei evitare di discutere sulla necessità o meno di insegnare il sardo nelle scuole (ho la mia opinione, ma non è rilevante) e chiaramente non discuto nello
specifico le scelte della LSC.

Tuttavia, sono appassionato di linguistica e professionista del linguaggio, per cui questi vostri studi e l'esperimento che ne consegue mi sembrano estremamente interessanti concettualmente.

Ora, se mi permette di parlare sinceramente, partendo dal presupposto che io sono super partes e che le critiche costruttive dovrebbero essere i commenti più utili, le dirò dove credo che il suo studio abbia dei limiti. Limiti più pratici che concettuali, vorrei aggiungere.

Anzitutto, lei per primo ammette che questa branca della linguistica sia ancora nuova e sperimentale. Nel suo articolo afferma che il calcolo della
distanza linguistica non prende in considerazione certi elementi (come l'intonazione) di non secondaria importanza, ma che allo stato attuale non si sa come computare.

Al di là di questo, osservo, in ordine sparso:

-200 parole sono un campione del tutto esiguo. Alcuni sociolinguisti (mi pare Berruto, su due piedi, certamente anche altri) affermano che ci voglia almeno un 80% di intercomprensibilità del lessico tra due codici linguistici per poter dire che è la stessa lingua (lo so che il suo obiettivo è un altro, però l'80% è una soglia significativamente più alta di 200 parole)

-il fatto che le parole siano state scelte a caso evita campanilismi o scelte di parte, ma rende il risultato quanto mai casuale. Voglio dire, se il computer scegliesse per caso 200 parole molto simili, le varie lingue in questione
sembrerebbero simili; se ne scegliesse 200 molto diverse, le due lingue sembrerebbero diverse. Insomma, ripetendo lo stesso studio con altre 200 parole
casuali, i risultati a cui perverrebbe sarebbero quasi certamente diversi

-le faccio un esempietto "ad absurdum". Russo e italiano sono certamente due lingue molto diverse e non intercomprensibili. Ebbene, se il nostro computerone
scegliesse, casualmente, 200 parole come "mama", "lunà", "reforma",
"vitrina"..., le due lingue sembrerebbero assolutamente simili; insomma, 200
parole sono poche e la scelta "random" non garantisce che i risultati rispecchino la realtà e non un semplice capriccio del destino

-se anche la vicinanza fonetica tra i lessici di due varietà linguistiche fosse provata, ciò non significherebbe che due lingue siano intercomprensibili: è
condizione necessaria, ma non sufficiente. Esistono altri elementi (sintassi,
usi idiomatici, etc.) che la sua ricerca, pur apprezzabile, non prende in considerazione.

-forse il campione linguistico da utilizzare, oltre a dover essere più corposo, dovrebbe avere un criterio più "sensato" della scelta casuale. Per esempio, si potrebbero prendere le X parole più usate statisticamente in sardo; ovviamente, questo richiederebbe disporre di corpora linguistici e di studi adeguati, che sono disponibili per l'italiano, forse non per il sardo (ammetto di non saperlo, ma ne dubito)

Insomma, il suo è uno studio interessante, ma che a mio avviso deve essere interpretato nella giusta maniera: un primo passo nell'indagine di una branca
della linguistica promettente, ma ancora piuttosto limitata, che non può dimostrare nulla con chiarezza.

Ciò detto, leggerò con interesse eventuali sviluppi.

Saluti,

Nicola (interprete e traduttore, appassionato di linguistica)

Roberto Bolognesi ha detto...

Caro Nicola-la Netiquette prevede il Tu e poi e più simpatico!-grazie per i tuoi commenti pacati e interessanti.

Tu mi porgi l’occasione per costringere me stesso a spiegare quel poco che capisco di statistica.

La mia risposta è troppo lunga e allora ti rimando al mio blog:

bolognesu.wordpress.com

Saludos