giovedì 4 marzo 2010

Ragioni del contesto e pretesti del non-contesto

Le due foto riproducono inequivocabilmente due scritte, la prima inneggia ai martiri islamici (così credo), la seconda dice: "E una lotta di popolo così, dicevano i vecchi dai capelli bianchi, che nella loro vita non l'hanno vista mai". Per chi capisce l'arabo e il sardo non possono esserci dubbi, anche se, non essendo contestualizzate, non si capisce, se non vagamente, quali siano i supporti e dove si trovino le scritte. Per non parlare del tempo a cui risalgono.
La prima potrebbe essere fatta su un telo verde o su un muro dipinto in verde ed essere in qualche stato o regione del Medio Oriente o, anche, in qualche Stato asiatico dalla forte influenza fondamentalista. Quando? Alla fine del secolo scorso o in questo scorcio di terzo Millennio? Mancando il contesto, non si capisce. Ma sicuramente si capisce che la scritta c'è.
Della seconda si intuisce che il supporto può essere o una tela da affresco o un muro; che può in un paese sardo o in qualsiasi altro luogo in cui esista una comunità sarda. Qui, in mancanza di contesto, è difficilissimo capire quanto la scritta sia stata fatta. Ma che sia una scritta non esistono dubbi.
Se alle foto delle due scritte, aggiungessi quelle da cui sono state ritagliate, aiutandoci con la logica, la conoscenza della storia e un po' di intuito, ci sarebbe agevole capire che la scritta araba, parte di un murale, si riferisce all'Iran e a Komeini (ritratto sulla destra) e che quindi è stata fatta dopo il suo ritorno in Iran nel 1979 e, forse, prima o subito dopo la sua morte nel 1989. La scritta in sardo, anch'essa facente parte di un murale, è ad Orgosolo e la lotta a cui si riferisce è dunque quella di Pratobello del 1969. Dopo di che è facile dedurre che il murale è stato fatto dopo il '69. Con il che avremmo sicuramente più informazioni sul contesto delle due scritte e su un bel po' di altre cose interessanti.
Chi se la sente di dire che tutte queste informazioni supplementari cambino il fatto che ci si trova davanti a due scritte e che esse hanno un preciso significato letterale, indipendentemente dai loro contesto, supporto, tempo di fattura? Nessuno, credo. Così come nessuno, credo, abbia a che ridire per il fatto che si tratti di scritte fotografate e non direttamente visionabili: sono comunque leggibili, non da chi non conosce l'arabo e/o il sardo, ma sicuramente da chi conosce l'una o l'altra lingua o entrambe. E allora perché, santocielo, tanta difficoltà a riconoscere l'esistenza della scrittura della ceramica di Pozzomaggiore?

19 commenti:

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Nel Post precedente a questo Alfonso Stiglitz ha scritto: "Personalmente, comunque, propendo per lettere latine: MRD."

mi pare che il suo parere linguistico l'abbia dato. Ha anche , giustamente aggiunto che sarebbe necessario riconoscere il periodo in cui è stato realizzato il supporto (il coccio) scrittorio!
Se il coccio fosse di epoca romana o medievale avrebbe senz’altro ragione Alfonso!


Dunque se Leo è stato così bravo ad averne fotografia, potrebbe capire chi sia l’archeologo che ha preso in consegna il coccio!

Mauro Peppino


PS: vi confesso che ho la sensazione che quella ceramica sia medievale! Comunque non sono uno specialista in cocciologia, del coccio bisognerebbe vederne l’impasto e non date alcun peso a questa mia sensazione.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Si potrebbe spedire l'immagine del coccio a archeologi medievalisti quali Marco Milanese, Franco Campus, Ottaviana Soddu, ecc.
chi può li contatti!

Mauro Peppino

PS: P.B. Serra è pregato di astenersi in quanto non riscuote la fiducia di una parte in causa!

francu ha detto...

Mauro Peppino, mi hai preceduto, ma non sei entrato nel merito di questo post.
Se l'archeologo ha letto MRD, oltre che latino, italiano, francese, potrebbe essere anche sardo: basta aggiungerci due vocali, una E e una A finale, e la cosa è servita.
Sai che ti dico?
Domani mattina vado dal vetraio e mi faccio portare a casa uno specchio gigantesco.
Così potrò esercitarmi anch'io in questo che sembra diventato lo sport del momento.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Simpacissimo Francu Pilloni,
in primis ti dico che appena finisco di legare "is carridroxia in bingia" ci diamo appuntamento a Tuili per salire in assieme in Giara a rivedere le incisioni.

Su quel coccio più lo guardo e più mi pare medievale, comunque non sono uno specialista in cocciologia e se Alfonso Stiglitz non avesse visto delle possibili lettere romane , non avrei mai palesato la mia sensazione, che spero che verrà smentita da esperti che diranno che è nuragica, speriamo!

Gigi Sanna ha detto...

Li hai mostrati questi pretesti. Eccome! Sono spesso tutte chiacchiere, strumenti vani per il fumo.
Ma, caro Gianfranco, c'è un altro dato importantissimo: quello della fattura dei singoli grafemi. Le lettere evolvono e anche queste hanno una data: spesso precisa. Per non parlare della loro disposizione nel supporto.
Comunque hai visto, dopo il primo disorientamento, le mosse concertate dei soliti due o tre? 1) Creare incertezza massima su qualche grafema in qualche modo aggredibile. Figurati se qualcuno non c'è dopo 3300 anni e più!
2)Riportare la scrittura e l'alfabeto al periodo romano o massimo a quello fenicio. In questa grottesca operazione il romano è il più agevole (osserva il MRD di Stiglitz) in quanto riporta lettere identiche o quasi a quelle dei codici arcaici semitici di scrittura e, in particolare, di quello protocananaico: A,E,H,Y,I,M,O (ayin), L,N,S
3) Negare valore di 'documento' per il fatto che esso non c'è perchè non c'è contesto. Nessuno si ricorda mai, neanche se lo ripeti mille volte, che la decifrazione del cuneiforme fu dovuta al solo 'disegno' che un vicedirettore di un museo fece, per fortuna, di un sigillo mesopotamico ritenuto una patacca.
Tu non sai (chè mica le ho esposte tutte!) quante informazioni supplementari mi offre, senza contesto alcuno, questo oggetto 'Shardan'! Perchè il codice ormai lo conosco a fondo. E quante informazioni, soprattutto dà (questo è il bello del Blog!)a non poche persone che, anche professionalmente, sono interessate alle nostre discussioni e che ora, forse anche in questo momento, stanno leggendo con noi e, forse, meglio di noi. A queste il tifo da stadio non interessa per nulla: interessano solo i documenti e i ragionamenti seri che si fanno su di essi.

francu ha detto...

Ci sto, Mauro Peppino.
Anch'io devo ancora potare, visto che la pioggia continua non mi ha ancora lasciato entrare.
Quanto alla decifrazione della prima riga del coccio fattane dall'archeologo, se qualcuno ci legge SHDN e lui MRD, mi pare, a lume di naso, che dovrebbe leggerci almeno MRDN che, vocalizzato, farebbe MeRDoNa.
Ora qualcuno venuto dal freddo ci leggerà nientemeno che la barzelletta di Benito Urgu, quando come sardo sfidò gli USA.
Te la ricordi?
"Voi avete Donna Sammer?
Noi abbiamo sa merdona!".
E pensare che eravamo convinti che fosse farina del suo sacco. Vai a scoprire poi che anche Urgu, per farci sorridere, copia dai cocci e dall'archeologia.
E se è latino davvero?
Santu Doxi, abbiamo avuto in casa un Plauto nostrano e nessuno ce l'aveva ancora detto! Neanche per disprezzarlo, come fece Cicero con Tigellio.

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Cara Aba,
ti ripeto che stante così come è il quadro storico che ho tratteggiato (cap 19 del libro), in linea con tutta l'archeologia mondiale accademica, e anche coi contenuti del nuovo libro di Paolo Bernardini (Le torri , il metalli , il mare) in Sardegna mel XIII arrivano popolazioni levantine (dove i gli sherden erano i predominanti).
Dunque nessuno si troverebbe a mal partito nell'accettare che sia arrivata anche la scrittura insieme a loro!

Io per accettarla, siccome non ho competenze , spero che converrai che voglio , il parere di un accreditato!
Con questo non voglio dire che Gigi o te siate degli sprovveduti, ma insomma, è così che funziona la scienza, un dilettante (cioè un non adetto ai lavori) fa una scoperta è un accademico specialista di quel campo gliela boccia o gliela approva!

é altrettanto vero che l'archeologia sarda si trova in un cul de sac (Pilloni direbbe in un sacco di merda) per l'affair Pittau e per l'affair Zedda.
Dal 1977 ad oggi non si sono accorti che Pittau aveva confutato la teoria del nurgahe fortezza!
Dal 1992 ad oggi non hanno ancora preso atto dell'unico dato certo (matematico, inequivocabile, incontrovertibile) sui nuraghi: il loro straordinario orientamento astronomico!

Questo perchè gli archeologi si sentano casta , una casta che pensa che la civiltà nuragica sia affar loro, non hanno capito che è affare dei sardi, che loro son li per dare risposte ai sardi e al mondo.
I loro vertici accademici Moravetti e Tanda, valgono meno (scientificamente) dell'ultimo dei dottorandi (un Castangia per esempio, che forse non è ancora dottorando, è avanti a loro anni luce!)

Hanno perso, qualcuno lo sa già, non sanno come uscirne, ne vedremo delle belle nei prossimi anni!

Come nel caso Pittau e nel caso Zedda , anche nel caso Sanna non accettano che qualcuno al di fuori di loro possa trovare cose che loro non trovano!

Nel caso Zedda non hanno fatto i conti con il fatto gli astronomi sono scienziati veri e hanno un immenso rispetto per gli astrofili da cui giungono segnalazioni e pubblicazioni talvoltà importantissime.
Dunque mi hanno ascoltato e poi verificato quanto dicevo.
Ma l'astronomia è una scienza "esatta" l'archeologia un "giochetto" dove un burosauro incompentente può arrivare ai suoi vertici!
Ma la scienza va comunque avanti, certo con i burosauri incompetenti si perdono anni se non decenni (come nel caso sardo), ma poi tutto si chiarirà comunque!

Infine, nello specifico della tua domanda, ti dico che di scrittura medievale non sono esperto, ho fatto solo l'esame di diplomatica (con Longo a Sassari), su documenti delle corti europee e papali e ti confesso che se uno non si abitua ai segni non è facile capire che si tratta del nostro stesso alfabeto, dunque mi pare per il dubbio che ha mosso Alfonso Stigliz sia pertinente.
Ma su questo non voglio entrare, la mia sensazione (impressione) di medievalità del coccio, è dovuta alla combinazione del suo colore e della sua parete, ripeto si tratta solo di impressione, bisognerebbe prenderlo in mano, vedere l'impasto nel taglio, eventualmente fare delle analisi archeometriche, ecc. ecc.

Mauro Peppino Zedda

shardanaleo ha detto...

Qualcuno sostiene che potrebbe trattarsi SCRITTURA MEDIOEVALE "Anche se non sono un esperto"...
Oddio! Mi sfugge ancora qualcosa della storia... non sapevo dell'esistenza di UNA SCRITTURA MEDIOEVALE!
E' proprio vero che sono un FANTARCHEOLOGO DI STAMPO SARDISTA CON PULSIONI INDIPENDENTISTE se non conosco l'esistenza della SCRITTURA MEDIOEVALE!... Sarà anche questa una SCIENZA ESATTA, come prima l'archeologia e adesso l'archeoastrolog... mia?
MRD!... NO, non è una parolaccia, è soslo il mio nuovo modo di firmarmi, visto che l'ISCRIZIONE l'ho portata fuori io... mi spetta di diritto, o no?...
Tranquilli comunque... sarà SCRITTO dove il documento si trova attualmente. pazienza ancora 25 giorni...
Kum salude
Leonardo

G.R.S. ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
G.R.S. ha detto...

Salve a tutti.
Se il documento è nelle mani degli archeologi e il duo Sanna-Melis ha fatto in modo che la scritta non fosse dimenticata non c'è da preoccuparsi.
Tanto più scalpore susciterà la vicenda, quanto prima ci sarà da attendere una replica degli archeologi (o almeno...di chi si interesserà).
Il bello dei cocci è che si possono datare.
Come ha ben sottolineato Mauro Peppino Zedda, verrà valutato l'impasto, la forma, ecc...
Se il coccio è prettamente nuragico, o comunque non romano o medioevale, sarà sicuramente fatto con un impasto abbastanza grezzo.
Non ci resta che aspettare e vedere chi avrà ragione...

francu ha detto...

Mauro Peppino,
non darmi meriti che non ho.
Io, che ho studiato francese a scuola, al posto di "cul de sac" al massimo avrei scritto un "sac de cul".
MRD è una scoperta non mia.
Pensa se qualche curioso gli chiedesse: cosa ci ha trovato nel coccio?
E quello: solo MRD.
Si è portati a credere o che il coccio fosse sporco (vedi come collima col riferimento a nuraghe-porcilaia?), o che non ci ha capito proprio una CLC (in latino gregoriano CLoaCa, in latino maccheronico TuBuM).
Dunque, caro mio, restituisci il MRD a chi ne ha avuto la primitiva felice intuizione.
Sempre che lo voglia tenere per te, s'intende.

alberto areddu ha detto...

Visto che siete in vena di coprolalia, a me pare di leggere abbastanza nitidamente nella seconda riga "(A)RTISTA", nella prima potrebbe esserci il nome dell'autore. MI pare difficile pensare che si tratti di "merda" perché il Manzoni (Piero), credo non fosse nato quando venne scoperta tale ceramica, o mi sbaglio?

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro Peter Colosimo Nostrano (alias Leo Melis),
se non tu non fossi dis-educato (quasi da sembrare razzista, ma so che non lo sei!), saresti anche simpatico, le tue asserzioni sono così stupefacenti da provocare irrefrenabili risate!
Tieni presente che sto ancora ridendo al pensare che hai messo la ziggurat (cultura Ozieri e sub Ozieri), dopo i nuraghi!
Se fai il bravo e non offendi potresti fungere da colui che porta una sferzata di allegria nel panorama degli studi sul Nuragico!

Mauro Peppino

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro Leo perchè proprio 25 sarebbe più simpatico tra 27 !!

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Cara Aba,

ho detto che trovare (in sardegna) delle scritte "levantine" dal XIV sec. a.C. in poi , non sarebbe in contrasto con i dati archeologici.

Penso che su questo anche lo stesso Alfonzo Stiglitz e altri concorderebbero, comunque se non concordano gli archeologi sardi poco male !

il problema sta tutto nel provare che le scritte ci sono!
E come ho già detto più volte non è compito mio, nè tuo!
devono essere gli specialisti della materia a certificare l'eventuale scoperta!

potrei aggiungere, che oltre a Gigi, l'impegno di portare specialisti dovrebbe essere a cura degli archeologi sardi!

Ma purtroppo gli archeologi accademici sardi , da un punto di vista intellettuale, non valgono tutti insieme le suole delle scarpe di Giovanni Lilliu.
Da un punto di vista intellettuale beninteso, a scavare in modo stratigrafico sono molto più bravi!
Ma non basta saper fare uno scavo stratigrafico per essere un buon archeologo!

cordialmente

Mauro Peppino

PS non è pubblicità sono riferimenti bibliografici.

Unknown ha detto...

Giusto una nota sull'articolo: L'Iran non è un paese arabo, benché comunemente identificato come tale. La sua lingua è il Farsi, una variante persiana dell'alfabeto arabo. - Bomboi Adriano

cristiano ha detto...

Cara Abba, ti ringrazio per il rimando al link "How the alphabet was born". Interessantissimo nella sua immediatezza di lettura (con i riferimenti alla scritta di Wadi el-hol e alle scrittura ugaritica)!!!! Chissà che qualcun'altro non vorrà darci uno sguardo così da allargare almeno un pò i propri orizzonti 'epigrafici'. Quel poco che basta per degnare di una considerazione più alta i documenti nuragici fin'ora trovati, non ultimo 'il documento di pozzomaggiore'.
Ma ho i miei dubbi perchè come dice il proverbio 'non vi è nessuno più sordo di chi non vuol sentire'. O dovremmo dire 'cieco'???
a presto
cristiano

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro Adriano Bomboi,
ma l'iraniano non è forse una lingua indoeuropea? forse la scrittura è figlia dell'arabo ma la lingua mi pare sia indoeuropea.

Unknown ha detto...

Sì, è una lingua indoeuropea. - B. Adriano