domenica 11 aprile 2010

E la Lega si inventò le Province autonome per la Sardegna

Sono convinto che tutti sono legittimati a presentarsi con liste proprie ovunque vogliano. La legittimazione ultima spetta agli elettori che, con il loro voto, diranno ai pretendenti se la proposta politica fatta è degna o no di considerazione e di consenso. Nessun veto è, insomma, proponibile alla Lega nord perché tenti, con proprie liste, di essere rappresentata nei comuni e nelle province sarde.
Lo ha fatto in regioni del centro della Penisola e il successo ottenuto dimostra che in quelle regioni, forti nuclei di elettori hanno condiviso il suo programma amministrativo. Detto questo, la Lega dovrà attendersi un severo esame delle sue proposte per la Sardegna. A cominciare dal simbolo con cui si vuole presentare al giudizio dei sardi, in cui, accanto al simbolo tradizionale mettono la parola “Sardinia” e un nuraghe, quasi a significare che, per i leghisti, solo il passato protostorico è significativo della nostra isola. Non la civiltà dei Regni sardi, non la contemporaneità del sardo moderno, non il simbolo universalmente identificativo dei Quattro mori.
Ma c'è qualcosa di più inquietante ancora e sono le proposte del proconsole Fabio Rizzi il quale, a stare alle cronache, vorrebbe che lo Statuto sardo prevedesse l'abolizione delle province e la istituzione, al loro posto, di due province autonome: quella di Cagliari e quella di Sassari. “Così” avrebbe detto “la provincia di Sassari potrebbe far parte della Conferenza Stato-Regioni e avere rapporti diretti con lo Stato centrale e l’Unione europea”. Diceva queste cose a Sassari, ma immagino che dirà lo stesso a Cagliari, prevedendo analogo trattamento per quella provincia.
Credo che Rizzi sia consapevole del colpo mortale che vorrebbe infliggere alla unità della Sardegna, alla sua autonomia conquistata con battaglie politiche e culturali immani, proprio nel momento in cui è all'ordine del giorno la necessità di rafforzare questa autonomia, non di distruggerla.
Da tempo, è entrata nel lessico mediatico – e purtroppo anche politico – la replica in chiave sarda di espressioni come Nord-est e Nord-ovest della Sardegna in una cupio dissolvi che porta altri a immaginare un “Golfo dei Fenici” al posto di un nome consolidato nell'immaginario collettivo dei sardi. Si tende a cancellare identità come la Gallura, il Sassarese, l'Ogliastra, il Sulcis, il Campidano con tutto ciò che esso comporta in materia di identità, di cultura e di lingua. Ma la proposta del senatore leghista di replicare in Sardegna soluzioni istituzionali trovate per mettere insieme le province autonome di Bolzano e di Trento, un escamotage trovato dal centralismo italiano per annacquare la specificità del Sud Tirolo, ha dell'insensato. Non solo perché la storia non si ripete, ma perché la istituzione della Provincia autonoma di Bolzano è strettamente legata al fatto che il Sud Tirolo sia sede di una minoranza linguistica. Come lo è la Sardegna, il cui essere minoranza linguistica storica non può essere obiettivo di più o meno balzani disegni di divisione istituzionale.
Confondere le litanie della politica (per ragioni di posti di governo e di sottogoverno) sul “cagliaricentrismo” di questa e di altre giunte regionali e sulla “difesa del territorio” con un problema dei sardi ha dell'allucinante. Il contrasto localistico fra il cabu de susu e il cabu de giosso è storicamente problema delle classi dirigenti, non della gente che, grazie a Dio, se ne sbatte altamente. Sarebbe come prendere sul serio le battute che ad Ollolai si fanno sui gavoesi, o a San Sperate sui cagliaritani. Se la politica non sa fare di meglio che cavalcare gli inevitabili e, spesso, divertenti campanilismi, vuol dire che la sua credibilità ha raggiunto se non il fondo – perché al peggio non ci sono limiti – almeno gradi di risibilità mica male.
Ecco perché, pur essendo pienamente legittima la sua volontà di raccogliere consensi, la Lega “sarda” dovrà attendersi una altrettanta legittima e strenua contrarietà e, mi auguro, una franca e sconsolata risata.

PS - E sempre per restare in tema di leghismo e di cupio dissolvi l'unità della Sardegna: uno degli autori della biripartizione della lingua sarda, l'etnomusicologo Paolo Zedda, sarà candidato alla Provincia di Cagliari nella lista dei Rossomori. Quel partito si pronunciò per il "bilinguismo logudorese-campidanese" durante la campagna elettorale per le Regionali. Aspettiamoci che faccia un pensierino sulla Provincia autonoma di Cagliari. Tanto, ormai...

5 commenti:

Mauro Peppino Zedda ha detto...

Caro Zuanne Franciscu, tra le poche cose politicamente azzeccate che (a mio parere) il PSdAZ ha fatto negli ultimi quaranta anni è stato il veto posto alla all'ingresso della lega nell'allenza politica del centro destra sardo.
La precedent scissione dei rosso mori la considero positiva anche se gli uni e gli altri (rossomori e PSdAZ) dovrebbero essere più fermi e concreti nei punti programmatici da chiedere ai rispettivi alleati.

Quanto alle persone che vogliono fondare una lega in salsa sarda mi paiono veramente ridicoli, se quelle persone avessero a cuore concetti come autonomia e indipendenza della Sardegna, vi è ampia abbondanza di partiti sardi ove impegnarsi.

Agli amici leghisti vorrei consigliere di non perdere tempo e risorse in Sardegna, la partita che stanno per vincere si deciderà in Emilia Romagna, se riusciranno a conquistarla l'Italia degli ultimi 150 anni diventerà un argomento per gli storici e non per i politici!

p.atzori ha detto...

Sono d'accordo con Zf Pintore, nessun veto è accettabile, neanche per la Lega. Dico anche che se la Lega ha spazio in Sardegna è per il vuoto politico dei nostri partiti movimenti territoriali. E ancor di più direi: ben venga la Lega se riesce a toglierci il sonno e l'apatia. Le province le abolirei tutte e otto, la Regione però deve garantire ai Comuni più spazio di manovra, con qualche limite per non svendere i territorio.

zuannefrantziscu ha detto...

@ Atzori

Sull'abolizione delle province si può naturalmente discutere (io sono tendenzialmente contrario), purché si proponga un qualche ente intermedio per evitare il deleterio rapporto diretto Regione-Comune. Ma la Lega non vuole l'abolizione e propone una soluzione allucinante.
Del resto, quale sia l'idea di Sardegna che ha in testa è ben condensato in quanto ha detto il segretario della Lega in Sardegna, andato a Nord per lamentarsi con i suoi capi: «non è finita: è già stato riferito tutto a Bossi e lui ne parlerà a Berlusconi, la valutazione sarà fatta in tavoli molto più importanti di quelli della Sardegna».
Anche altri partiti italiani hanno fatto lo stesso; ma nessuno si dice territoriale.

Unknown ha detto...

Mi paret chi una proposta de dividire sa Sardigna in duos l'aiata giai fatta unu politicu sardu, mi paret Nuvoli. Po caridade.........

p.atzori ha detto...

@ ZF Pintore, l'ente intermedio di cui parli, necessario, può essere un consorzio di Comuni senza spese di apparato. Fino a due anni fa, il 73% di ciò che le Province gestivano servivano per spese di apparato, solo il 27% andava a frutto in strade, scuole ecc.. Chi dice che eliminando le Province e accorpando i piccoli Comuni si taglia sulla democrazia sbaglia. La democrazia è amministrare da buon padre di famiglia non sciupare i denari in poltrone che spesso servono per gestire potere clientelare.